La mia principessa arrivata d’inverno
Sei arrivata d’inverno, principessa. Un giorno di febbraio hai deciso che fosse ora di dare un volto a tutte quelle voci che da mesi sentivi là fuori. Il tuo nome veniva ripetuto continuamente, forse per cercare di accorciare le distanze. Ti si vedeva in quella specie di fotografie che la dottoressa regalava alla tua mamma. In una di queste dormivi, appoggiando la testolina già piena di capelli alle tue piccole mani, come un cuscino improvvisato. Ancora oggi lo fai, adesso che non sei più quel piccolo portachiavi di allora. Così ti definivo, un portachiavi: piccola, minuta, delicata, ma già con un piglio da grande. Quel pomeriggio d’inverno, un infermiere venne a dirci che eri nata e che avremmo potuto vederti giusto per qualche minuto prima che ti portassero al nido. Tra scale ed ascensori ci fu un fuggi fuggi generale di tutti noi che ti stavamo aspettando. La principessa era davvero arrivata. Da lontano vidi una culletta trasparente e qualcosa che vi si agitava dentro. Combattevi con il tuo lenzuolino, iniziavi a farti spazio nel mondo. Bruna, già riccia, un triangolino al posto del naso, due occhioni spalancati e una bocca increspata come per dire: Ma siete proprio voi? Siete i tizi con cui crescerò?
Ti sei sempre guardata intorno, da subito. Hai sempre ritenuto il sonno ed il cibo una perdita di tempo, c’erano troppe cose interessanti da fare, da sperimentare, da guardare, da conoscere
Nulla poteva distrarti, nessun giocattolo sufficiente a calmarti, in casa tutto era troppo noioso per la tua testolina sempre in cerca di novità
Vedevo già il luccichio dell’acqua e tu mi dicesti “muchica”, puntando il ditino verso lo stereo. Dagli altoparlanti si diffuse “Shimbalaie”
Auguri mia piccola principessa arrivata d’inverno.