Superbowl, quei centimetri che conosciamo bene
Quella trascorsa potrebbe dirsi la settimana del Presidente. La curiosità di scoprire chi sia costui, Sergio Mattarella, ignoto ai più, ha scardinato le abitudini gossippare delle ricerche che fanno gli italiani alle tastiere. O forse le ha indirizzate a caccia di indiscrezioni sul nuovo Capo dello Stato. Vano risulterà però ogni sforzo compiuto: il nostro Sergio è grigio d’un grigio uniforme, plumbeo nel corpo e nell’anima, come il cielo tipico dell’ora di pranzo il primo dell’anno; intonso nella figura, non scosso da alcun evento di alcun rilievo nella sua quotidianità, presente o remota, pare non turbarsi e non turbare, per restare inosservato. Neppure l’elezione al soglio quirinalizio sembra averne scalfito la grigia armatura e, a vederlo assiso colà, lo si direbbe più afflitto che rincuorato, vero e degnissimo emblema dei tempi bui che viviamo, ché a portare un simil fardello sulle spalle dev’esserci senz’altro, in effetti, ben poco da stare allegri.
A ridare colore alle tastiere penserà il Carnevale, col suo immancabile corollario di coriandoli, costumi e maschere festanti, pernacchie e bombette puzzolenti e in specie quello di Venezia, ormai alle porte. Sempre a caccia di circenses pur mancando loro il pane, gli italiani si preparano dalle loro tastiere a quella matta festa dove ogni scherzo vale, vedendo come vestire il pupo, vedendo come vestirsi loro stessi, nella speranza che la primavera che verrà trascini via con la sua brezza l’ultima lacrima dal volto di Pierrot.
Lacrime che conosciamo fin troppo bene, noi italiani, e non solo per la congiuntura economica, ma anche parlando di sport. Perché sì, capiamo benissimo come si devono esser sentiti i giocatori del Seattle Seahawks nello spogliatoio, dopo quel maledetto (fucked!) Superbowl che hanno perso per un dannato (fucked!) centimetro di un cazzo (fucked!) di pallone intercettato da un fottutissimo (sic!) avversario quando mancava l’ultimo mezzo yard.
Roba che Al Pacino avrebbe pagato per averne la sceneggiatura, ma stavolta era tutto vero, come nella migliore tradizione americana, che dall’11 settembre in avanti ci ha abituati a vedere nella realtà quanto e più c’eravamo abituati a vedere solamente sul grande schermo. Questione di centimetri, insomma. E noi, nel calcio, sappiamo bene quanto valgono. Per questo, evidentemente, forse per soddisfazione, fors’anche per solidarietà, ce ne siamo tanto interessati.
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