Vi presento Nemo
Nemo. Vero nome: Amphitrion ocellaris, comunemente detto: “pesce pagliaccio”.
Mai accadrà di vederlo nuotare liberamente nell’oceano. Mai sarà mosso dalla curiosità di scoprire il mondo delle scogliere coralline in cui abita. Ebbene sì: la natura del piccolo Nemo è quella del timido pesciolino che preferisce non abbandonare la sicurezza del nido.
Per conoscerlo meglio dovremo quindi indossare maschera e pinne ed andare a cercarlo! Vive solo nei mari tropicali e subtropicali, da pochi metri sotto il pelo dell’acqua sino a 30m di profondità. Se non siete dei provetti apneisti, come la sottoscritta, diventare subacquei è da prendere seriamente in considerazione!
La prima volta che incontrai Nemo, o meglio uno dei suoi tanti cugini, fu nel Mar Rosso egiziano. Gli assomigliava in linea di massima, il rapporto di parentela c’era, e doveva essere anche molto stretto: corpo ovale, piuttosto alto e corto. Pinne pettorali arrotondate e caudale poco incisa. Una sola pinna dorsale, con la punta spinosa più lunga di quella a raggi molli. Bocca piccola circondata da dentini triangolari ma neanche uno sul palato. Insomma, senza alcun dubbio se non fosse per il diverso colore, sarebbe tutto suo cugino! Il primo approccio non fu facile. Mi presentai davanti alla porta della loro casa: un bell’anemone dai tentacoli color caffelatte. Aspettai.
Piccoli occhi a prima vista spaventati, fecero capolino alla finestra. Poco dopo si portò all’uscio un bel pesce pagliaccio, che con petto rigonfio, fare spavaldo, spalanca la bocca come per dire: “ chi sei? Cosa vuoi? Non compriamo niente!”.
Così com’era apparso se n’era anche andato. Oramai sapevo che qualcuno in casa c’era. Con la testardaggine di chi ha fatto tanta strada per arrivare a destinazione, non me ne sarei andata per nulla al mondo senza fare conoscenza della famiglia. Ero certa che all’interno dell’anemone ve ne fosse almeno un altro. I pesci pagliaccio non sono mai “single”, orfani o vedovi! Ebbene sì: la natura del piccolo Nemo è quella del timido pesciolino che preferisce non abbandonare la sicurezza del nido.
Spazientita volevo annunciare nuovamente la mia presenza, trattengo la mano a fatica, guai a suonare il campanello di casa anemone: piccoli spilli fortemente urticanti (nematocisti) sono pronti ad essere conficcati nel vostro dito, con relativo e subitaneo dolore assicurato.
Il Pomacentride (così si chiama la sua famiglia), nuota nell’anemone tra i tentacoli e alle volte anche nella sua bocca se si sente fortemente minacciato, ma sempre nei dintorni di esso. È solo questione di tempo che piccole pinne gialle iniziano a balenare come lampi. In un momento tutti si parano davanti a me, scrutano, fuggono e incredibile ma vero: azzannano.
Territoriali e aggressivi , hanno davvero un caratteraccio, altro ché tenero pesciolino! Se avesse i denti “giusti” farebbe più danni lui di uno squalo bianco. “Niente paura! Qui la più grossa sono io: fatti sotto!”, i miei pensieri diventano parole urlate a gran voce e ancora una volta tutti spariscono dentro all’anemone.
Decido di cambiare posizione, magari passando sul retro di casa, ho più probabilità di approccio. L’anemone da questa prospettiva ha un aspetto differente, sembra una palla.
I pesci nuotano ora dentro e fuori dalla palla tentacolare di un bel viola intenso. Vi si strofinano contro stimolandone l’apertura, immunizzati dal muco che secernono non temono la morte per avvelenamento.
L’anemone pian piano inizia a schiudersi nuovamente come un fiore. Io sono sempre li accovacciata sul fondo, in attesa. Quello “grosso” ricompare, o forse dovrei dire “quella”. Eh già, nella famiglia quelle toste e di maggiori dimensioni sono le femmine.
I pesci pagliaccio hanno un menage familiare decisamente a carattere “aperto”: un’unica femmina e tanti piccoli maschietti al seguito. C’è il favorito: il compagno riproduttore, e se questi muore, chissà magari mangiato da un bel barracuda, ce n’è subito un altro a rimpiazzarlo!
Cosa accadrebbe se fosse la femmina ad essere mangiata? Il maschio di dimensioni maggiori (vanno da 2 cm a 20cm) cambia sesso diventando femmina e risolto il problema!
Di larghe vedute è madre natura per preservare la vita, dovremmo esserlo anche noi.