L’amore imperfetto di Tre magnifici scapoli
Tre sorelle gemelle, una villa nell’Inghilterra orientale, un folletto imbavagliato, un dipinto color sangue mestruale e bouquet di fiori che frantumano i vetri ad intervalli regolari. Ecco Tre magnifici scapoli, messinscena al teatro Arcas di Napoli, dal corto di Claudio Buono premiato all’edizione 2013 della Corte della formica, nelle categorie miglior corto, miglior regia e miglior testo.
La ricerca maledetta di tre pretendenti imperfetti per tre gemelle diverse, anzi diversissime, in età da matrimonio, conquista lo spettatore, che segue con gli occhi e con il collo i battibecchi irriverenti e i botta e risposta che rimbalzano dalle bocche dei sei attori protagonisti.
Una scenografia essenziale, fatta di semplici sgabelli neri e grosse cornici vuote appese alle pareti, lascia spazio e punta le luci verso i dialoghi spigliati e scattanti.
Accenti british fanno capolino nei nomi di persone e di luoghi, insieme a riferimenti pittorici e letterari, giocose allusioni sessuali, speculazioni filosofiche e quiz a risposta multipla sul tema della virtuosa verginità.
I sei personaggi si presentano, si accoppiano, ballano, si azzuffano, si sfidano a duello, muoiono e resuscitano nell’immaginario salone della villa dei Weddingspree. A causa di un bizzarro sortilegio le menzogne sono bandite in queste mura, e le più scabrose verità sulle identità dei tre scapoli che si raccontano alle sorelle verranno a galla con facilità sorprendente. In una realtà paradossale dove i vizi sono esaltati a virtù e la perfezione non è ben accetta, le tre giovani donne faranno mostra delle loro personalità esuberanti e a tratti al limite della stramberia, rincorrendo un amore tutt’altro che magnifico.
Tre uomini imperfetti, perché statisticamente più facili da trovare, tre sorelle disperate, tre storie d’amore male assortite e un’abbondante spolverata di sovrannaturale: la regia di Giovanni Merano rappresenta la dimensione assurda dell’amore nella sua sregolatezza senza tempo.