Il telefono senza fili
Stavo già per autoaccusarmi di plagio. Poi mi sono resa conto che Il telefono senza fili non è solo un libro di Marco Malvaldi, che racconta le vicende dei quattro pettegoli vecchietti del BarLume. Il telefono senza fili è anche un gioco, nato quando la tecnologia wi-fi e i telefoni cellulari erano un’utopia da film di fantascienza e diffuso in tantissimi paesi del mondo.
E’ un telefono strano: funziona con la trasmissione, sottovoce e da un orecchio all’altro, di una parola. Non è solo un filo di gomma quello che ci lega al e con il telefono. E’ la magia di una voce lontana che sentiamo vicina.
Eppure oggi il telefono davvero non ha più fili. E il fisso rischia di fare la stessa fine delle cabine e delle schede telefoniche: oggetti da museo. Sempre più mobile, sempre più personale; la comunicazione a distanza sta diventando sempre più altro. Chi si scambia più il numero di casa? Tra i giovani è decisamente raro, tanto che, vi svelerò un segreto, quando squilla il telefono molte volte non rispondo: tanto so già che non sarà per me o che mi troverò a dover congedare l’operatore di un call center.
Neghereste però l’appeal di un oggetto divertente e sensuale come il telefono con i numeri stampati e la rotella bucherellata che gira? Quell’aggeggio vintage che già i nati negli anni ottanta probabilmente non sanno usare. Immaginate l’emozione che devono aver provato i nostri nonni mentre giravano la ruota e componevano il numero per chiamare i fratelli o i cugini partiti per l’America. E come avranno usato le nostre mamme quel filo a spirale legato alla cornetta? Io penso, ad allentare il nervosismo per fidanzati che non rispondono. O per stemperare la tensione nell’attesa di un sospirato Vuoi uscire con me?
Noi signorine e signorini del terzo millennio partiamo decisamente avvantaggiati. Chi sta all’altro capo di quel filo adesso solo immaginario lo sappiamo in anticipo. Lo vediamo sul display del cellulare con il nome memorizzato in rubrica. E abbiamo il tempo per prendere fiato, fare uno o più respiri profondi e magari anche schiarirci la voce.
Prima con gli sms, poi con facebook e whatsapp, è crollato l’indice di penetrazione della telefonata nella società. Chiamiamo di meno e scriviamo di più. Anche con la k al posto della ch o con la x invece di per. Anche un distico di Prévert. Lo facciamo perché è più rassicurante restare protetti dietro uno schermo, coprire una smorfia con uno smile o semplicemente non far sentire una voce incrinata dal pianto.
Non è solo un filo di gomma quello che ci lega al e con il telefono. E’ la magia di una voce lontana che sentiamo vicina. Delle infinite conversazioni che si attorcigliano sulle vie del mondo.