Usa il Uochi Toki per ascoltare ciò che non ho da dire
L’altra sera sono andato a sentire i Uochi Toki, in un garage adibito a piccolo teatro nella mia città. Avrei potuto chiedere un accredito, probabilmente me l’avrebbero dato. Sarebbe bastato scrivere un articolo, come questo, anzi no, non proprio come questo. Sarebbe stato forse un po’ più lusinghiero, sarebbe stato ricco di particolari che non mi interessano e che non vi avrebbero restituito il senso della mia esperienza così come l’ho vissuta. Lo scopo di questa rubrica invece è proprio quello di creare un ponte tra quello che ascolto e quello che vivo, non importa se di pietra o di legno, se stabile o traballante: l’importante è che parta da dove deve partire e arrivi dove deve arrivare.
Vale la pena poi di rinunciare alla propria libertà espressiva spendendo parole educate per il favore della circostanza? Non è una domanda retorica, e anzi la mia risposta è: spesso sì. Sorpresi? Forse pensavate che avrei filosoficamente difeso li diritto ormai tramutato in dovere di ognuno di esprimere qualunque cazzata gli passi per la testa, anche se non comunica niente, anche se non contribuisce alla crescita né di chi la esprime né di chi la assorbe. Cominciavate già ad immaginarmi con un cartello nero in mano con la scritta “Je suis Charlie”.
Tra scegliere di fare e scegliere di non fare io ho sempre preferito la seconda, e nessuno mi ha mai detto grazie
Ma nonostante tutto siamo soliti fermarci ad osservare e parlare di ciò che si vede, ignorando che quasi sempre è ciò che non si vede ad essere più importante. A proposito di cose che non si vedono: vi siete accorti che la forma sta diventando sempre più sostanza e ancora non c’è traccia né dell’esperienza né della musica? A questo punto sta diventando difficile per voi capire dove questo ponte voglia davvero portarvi.
Male, eppure pensavo ci fossimo appena chiariti sul peso specifico dell’importanza di ciò che non si vede, sulla poesia del lasciare intendere senza dire; ma il finale è sempre il momento delle dichiarazioni e prima di cadere nella non-comunicazione e nel silenzio quello che mi preme dirvi è che oggi mi sono concesso un lusso: quello di seguire i miei pensieri così come mi si presentavano, come probabilmente fa Napo quando scrive i pezzi, un lusso che se avessi chiesto un accredito e un’intervista non mi sarei potuto concedere. E poi io non avevo nulla da chiedere, mi basta la loro musica, decostruita, frammentaria, diretta, violenta, bella.
E ora tutti giù dal ponte.
https://www.youtube.com/watch?v=y2pZ8C7ODSs