Essere gemelle: la mia persona
Essere gemelle non significa solo aver condiviso la stessa pancia per nove mesi. E nemmeno somigliarsi quasi specularmente.
-Perché piangi, il ragazzo ha lasciato tua sorella, non te, mi chiedeva perplessa mia madre.
-Per lo stesso motivo per cui lei ha pianto quando mi sono arrivate le mestruazioni, mamma.
Non è facile da spiegare, anche se non intendo usare questa scusante per togliermi dall’impiccio di raccontare cose che a molte persone sembrano come minimo patologiche. Per dirvi, appunto, di un amore viscerale.
Da piccole non ci chiamavano coi nostri nomi. Eravamo “le gemelline” o “ChiaraeRosa“. E a noi, anche quando eravamo fisicamente lontane, si parlava al plurale.
-Voglio la Barbie super ballerina e l’orso tatù, piagnucolavo. (giocattoli introvabili!)
-Siete proprio bimbe viziate, quanti capricci!, bofonchiava mio padre.
Eppure Rosa, nella sua letterina per Santa Lucia, aveva chiesto di far avere doni ai bambini meno fortunati.
Niente rimproveri, sto solo sottolineando le responsabilità di chi ci ha trattato da unicum quando in realtà eravamo in due. Scusate se ovuli e spermatozoi quella notte di febbraio hanno fatto un po’ di pasticci. La complementarietà non si decide, viene creata: dagli altri e dal contesto. E, per quanto possa apparire affascinante o morbosa, non la si porta avanti con facilità.
La complementarietà non si decide, viene creata
Proprio per niente, se hai una gemella. Perché il suo dolore è il tuo, lo provi sulla tua stessa pelle. E allora, se soffrite insieme, soffrite il doppio. Ciascuna per se stessa e anche per l’altra. Quattro dunque; 2×2=4, se la matematica non è un’opinione. E quindi meglio essere nei guai da sola, che aggiungere al proprio il male della sorella.
No, non si tratta soltanto di affetto e telepatia. C’è anche l’altro lato dell’unicum. Ci sono i confronti della gente, che si stupisce se una vuole le scarpe da ginnastica e l’altra le ballerine. Se una ha i capelli un filo più lunghi o se pesa un chilo in meno. Ma i rami degli alberi, se ci pensate, mica crescono tutti uguali, no? Anche se hanno uno stesso tronco.
E allora la voglia è venuta anche noi, più volte, di fare le dispettose. Di accentuare piccole differenze con il solo scopo di gridare al mondo: “Siamo due persone diverse!”. Io liscia, lei riccia, io giornalista, lei medico, io elegante, lei sportiva, io pazza, lei quieta. Ovvio, non è stato un processo decisionale costruito a tavolino, le scelte e le strade si sono differenziate in maniera abbastanza spontanea; ma non nego che la ricerca strenua che ciascuna ha fatto della propria personalità ha dato una bella spinta al gioco di contrari messo a punto.
La gente, ovvio, ci dice e ci ripete che siamo due persone distinte. Ma sapete, nella vita valgono i fatti, non le parole. Ricevere un premio perché tua sorella ha fatto la brava, avere un unico invito alla festa di compleanno di Pinco Pallino, essere interscambiate, perché se non lo può fare una tanto lo sa fare uguale uguale anche l’altra…Non è essere due persone distinte.
accentuare piccole differenze con il solo scopo di gridare al mondo: “Siamo due persone diverse!”
Ricordo un pomeriggio. Ero appena stata premiata per un concorso di giornalismo. Avevo sì e no sedici anni e alla cerimonia mi aveva accompagnata la mamma. Ci avvicinammo a una giornalista, che voleva congratularsi. Mia madre non potè fare a meno di esclamare: Eh sì, loro scrivono molto bene! Quella povera donna, guardandoci perplessa, deve aver pensato che in famiglia vigeva il plurale maiestatico per manie di grandezza non propriamente giustificabili.
L’altro giorno, quando Rosa ha avuto un malore, ho iniziato a piangere all’istante. E per un momento ho creduto di sentirmi male anche io. Poi ho deciso che no, non ero io in quel momento ad aver bisogno di cure. Che dovevo lasciare a lei l’attenzione, dovevo, in un certo senso, evaporare e farmi solo uno spiritello al suo fianco.
Ma, giusto perché mi piace fare gli elenchi, ve ne propongo uno divertente.
– Chiara ama i dolci siciliani e napoletani, Rosa preferisce gli snack al cioccolato. Per Chiara il cornetto è tale se c’è dentro qualcosa, Rosa vuole solo brioche liscia.
– Rosa è l’emblema del disordine e fa tutto all’ultimo minuto, di Chiara molti si chiedono se abbia un disturbo ossessivo-compulsivo da quanto è ordinata e organizzata.
– Chiara è umanistica, Rosa è scientifica.
– Rosa non beve il latte, Chiara non può farne a meno.
– Chiara rosso corposo, Rosa bianco con bollicine.
– Rosa perdona, Chiara fa solo finta.
– Rosa e Chiara amano lo spritz, ma quando aperitiveggiano Rosa sgranocchia e pasticcia anche gli stuzzichini di Chiara, la quale, d’altronde, aspetta che Rosa si giri per fregarle qualche sorsata di cocktail.
– Chiara è: selfie anche in Chiesa (se c’andasse). Rosa è: per l’amor del cielo, non facciamo le tredicenni che di anni ne abbiamo il doppio (ma tanto poi Chiara la tagga comunque).
E beh, si potrebbe continuare all’infinito, ma il bello degli elenchi è che poi terminano e se sono efficaci uno si dispiace un po’.
Grazie Sandra Oh per averci fatto scoprire l’espressione con cui autodefinirici. La mia persona. In tanti hanno ripreso l’epiteto riferendosi al rapporto tra Meredith e Christina (e in questo caso io sono Meredith, Rosa Christina) in Grey’s Anatomy. Va di moda, ma per noi ha un senso reale.