Rendere omaggio a Francesco Rosi e Anita Ekberg
Il primo sicuramente più conosciuto dai cinefili, la seconda presente nell’immaginario di vecchi e giovani grazie a quella scena de La Dolce Vita di Fellini
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Francesco Rosi e Anita Ekberg sono morti rispettivamente quattro e tre giorni fa.
Uno dei più grandi registi italiani e una delle più ammirate attrici del cinema.
Il primo sicuramente più conosciuto dai cinefili, la seconda presente nell’immaginario di vecchi e giovani grazie a quella scena de La Dolce Vita di Fellini che tanto è rimasta inculcata nelle nostre menti. (“Marcello, come here!”)
In questi giorni così tristi per il mondo dello spettacolo, viste le numerose morti improvvise, sembra che l’unico modo per poter partecipare al lutto sia di condividerlo con hashtag e like sui social network.
“Ciao Anitona”, foto di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi. “Se ne va un grande”, foto di Rosi. E la storia si conclude così.
Sono un’amante del cinema ma ancora agli inizi; lungi dall’avere una mappa completa delle opere, ho visto solamente Cronaca di una morte annunciata di Rosi, e La Dolce Vita con Anita Ekberg.
Purtroppo ci ricordiamo – non solo delle star, ma anche delle persone, degli amici – spesso soltanto quando ci giunge la notizia della loro scomparsa.
Scopriamo, o riscopriamo, i frutti del lavoro di questi artisti, senza limitarci a sterili hashtag.
Dallo 0 al 100, dal disinteresse al pianto delle prefiche.
Comportamento comprensibile e naturale, ma non dovrebbe diventare una scusa per alimentare l’egocentrismo da social network.
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Ho chiesto ad un amico di consigliarmi un film in bianco e nero di Rosi. Domani vedrò Salvatore Giuliano, film-inchiesta sulla morte del bandito siciliano.
A Roma, al Cinema Azzurro Scipioni era già stato programmato da tempo La Dolce Vita, per il 18 gennaio alle ore 20.30, mentre al Piccolo Cinema America il 22 gennaio alle 21.30 verrà proiettato Il Caso Mattei in una serata speciale per Rosi.
Sono sicura che le iniziative non mancheranno in tutta Italia. Se così non fosse, ricordatevi le biblioteche pubbliche ed i loro preziosi DVD.
Non facciamo commemorazioni stagnanti.
Scopriamo, o riscopriamo, i frutti del lavoro di questi artisti, senza limitarci a sterili hashtag. Cosa aspettate?