Nient’altro che la verità
Cambia il tempo. Il caldo afoso promesso non c’è. Ancora un errore dei meteorologi. Con la scusa che le stagioni non sono più quelle di una volta, l’unica via possibile è tornata a essere quella del guardare il cielo, magari con intuizioni del tipo cielo a pecorelle acqua a catinelle o rosso di sera bel tempo si spera.
La saggezza popolare non è mai stata tale ma ha avuto un marketing straordinario e si è affermata con moglie e buoi dei paesi tuoi oppure chi la fa l’aspetti, senza mancare di ricordare che tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, oppure che Dio non paga il sabato, o il più ingannevole di tutti che afferma che il tempo è galantuomo: mai conosciuto nessuno più disonesto, sia quello meteorologico che quello che scorre spietato.
La saggezza popolare non esiste, esiste la stupidità popolare. Ne è del tutto convinto Carmine Cottone, un uomo che è appunto nelle peste per un detto popolare, chi trova un amico trova un tesoro. Il problema, per l’appunto, non è l’amico ma il tesoro, nel senso che l’amico l’ha trovato, quel che manca è il tesoro. Sì, perché l’amico che si ritrova è di quelli sempre bisognosi di qualcosa, una volta è un prestito, un’altra è l’auto, oppure un invito per favorire l’incontro con una ragazza, o meglio ancora una raccomandazione per quel posto che gli andrebbe proprio bene. Un amico simpatico, anche sincero, ma petulante. Tale che il suo presunto valore calcolato in un tesoro nella realtà è un fardello, una specie di imposta, una gabella, molte gabelle. Già, ma perché?
Un implacabile poliziotto archivista a caccia di passi falsi
Beh, come detto, per la sua asfissiante petulanza. Ma questo non è tutto né il più. L’amicizia la esterna con la partecipazione ossessiva alle vicende personali altrui. Comincia annotando tutto nella mente, facendo domande e non dimenticando mai le risposte, incastrandoti in contraddizione magari mesi dopo quando tu ormai hai rimosso tutto e ti esprimi diversamente. Un implacabile poliziotto archivista a caccia di passi falsi senza che ci sia il reato. E per lui questo è affetto, non asfissia. E’ amicizia non persecuzione. E se ti azzardi a negare quel che lui ti ricorda, allora sì che scarica tutti i link della memoria a testimonianza della sua veridicità. Intollerabile. E allora perché sopportarlo? Giusta domanda. Perché è solo e la solitudine non va mai favorita, può generare mostri.
E era appunto a cena a casa di Carmine, quando la moglie di quest’ultimo ricordò di quella volta quando non era potuto venire perché stava male e Carmine aveva passato la notte con lui. Il tesoro alzò la testa dal piatto e ricordò invece che la sua malattia era stata l’anno prima, e che comunque la notte non l’aveva mai passata Carmine con lui.
Fece gelare anche la minestra, ma non ci badò tanto, perché era di porri e lui li adorava. Carmine tentò in modo sconnesso di insistere, ma il tesoro frugando fra i suoi neuroni ritrovò anche che Carmine gli aveva detto che la sera in questione sarebbe andato a trovare un altro amico, quello sì malato, tanto che la mattina dopo si informò su come stesse. Spietato.
Il tesoro, mesi dopo che Carmine era rimasto solo, aveva chiesto scusa dicendo che la verità per lui è irresistibile, gli sfugge di bocca più veloce del pensiero. Ma Carmine, a ben guardare, non è poi tanto rammaricato, è come se altri avessero fatto il lavoro sporco per lui, anzi avessero preso la decisione per lui, che invece continuava a rinviarla.
Si preoccupa di consolare l’amico che forse proprio un tesoro non è, ma un suo valore lo ha avuto, anche pratico: forse aveva ragione Mao Tse Tung: la verità è sempre rivoluzionaria. Anche se la rivoluzione è più modestamente di tipo familiare.