Pino Daniele: Tutta ‘nata storia
Valentina Caldarelli
Ditemi che non è vero. Non lui. Il mio cantante preferito, l’unico, il solo. Sono cresciuta ascoltando i suoi pezzi grazie a mio padre, a mio fratello. Posso certamente dire che Pino Daniele è stato la colonna sonora della mia vita. Ha dato carica a giornate tristi e ancor più felicità a momenti già splendidi. La mia storia d’amore è tutta colorata dalla sua musica. Mi ha accompagnato a tutti gli esami universitari, come portafortuna e rilassamento per l’ansia. Ha aiutato le mie lacrime ad uscire quando era necessario. La sua voce è sempre stata uno strumento musicale aggiunto alla sua chitarra. Brividi hanno attraversato la mia pelle ogni qual volta le sue canzoni sembravano scritte dalle mie emozioni.
E si chiove o jesc o’ sole je te voglio penzà, pecchè senz’e te nun so niente.
E si chiove o jesc o’ sole je te voglio penzà, pecchè senz’e te nun so niente.
Ciao Pinuccio e grazie.
Francesca Pace
Pino Daniele è il vero e unico cantante di Napoli. Niente piano bar ai matrimoni dei camorristi, niente serenate notturne alle figlie dei boss. E’ il cantante di quelli che hanno scelto di restare in questa città. Pulita e puliti. Perché vivere qui è una scelta di chi ha coraggio, di chi spera un futuro migliore. Quando ti ho visto cantare una ventina di giorni fa, hai riacceso in me la speranza di una Napoli diversa, davanti alla quale bisogna inginocchiarsi e chiedere scusa per gli scempi alla quale è stata soggiogata. Il mio amico perugino, venuto di proposito qui per vederti cantare, nella tua terra e tra la tua gente mi ha detto che non aveva mai assistito ad uno spettacolo del genere.
Niente piano bar ai matrimoni dei camorristi, niente serenate notturne alle figlie dei boss (…) tu per noi sei il riscatto sociale.
Che Dio ti benedica.
Anna Bertini
Una canzone che aiuta a descrivere il sentimento preciso che ti fa star bene, con la malinconia che si fonde all’euforia di chi è giovane, e ama…. anche Quando Chiove. E poi quel battito pulsante, come quello del cuore che corre…. E’ il momento in cui capisci che finalmente lo puoi dire: Je so’ pazzo, je so’ pazzo e vogl’essere chi voglio! Siamo stufi di fare finta di essere normali Pino, e meno male che sei arrivato tu! E siamo tutti uguali, siamo pazzi, e napoletani e un po’ africani, e figli del mondo e tutti belli scarrafoni, in giro in vespa o su una cinquecento blu… cosa resta, di quel passato? Resti, per sempre, TU.
Annalisa Insardà
“Napul’è mille culure”… e ‘na lista ‘e lutto
Antonio Messina
Stammatine so asciute n’copp o balcone
aggio guardato o mare, luceva!
Se muveva chianu chianu,
m’è parut ca chiagneva,
ca se lamentav!
Avimm parlat,
me rispunnev a meza voce,
ch’è stat? aggiu dumannat.
Fratem è muort, se chiammava Pino,
feceva bell canzon, o cunusceva tutto o munn
e tutto o munn nun so po scurdà.
Aggio chiagnuto pur’io!
Vatten pa via toia, m’ha ritt o mar,
fatt na risat,
a iss ce facess piacere!
Stefano Raspa
Pino e la sua voce
Pino e la sua chitarra…
Come la corteggiava e pizzicava, il modo in cui la svisava dal bluesman che in fondo era.
Quella voce così calda e pastosa, le sonorità struggenti e malinconiche ma con sempre quello squarcio di sole e cuore, lo stesso che incendiava la sua terra: la sua Napoli immortale.
Perché Pino era Napoli…E Napoli era Pino. Dalle forti plettrate acustiche alle poesie mescolate con il miele della musica… Pino cantava la vita ed il suo essere eclettica, così com’era lui stesso era eclettico nello stile: sempre in evoluzione, così sperimentale e allo stesso tempo infossato in quelle radici partenopee.
Forse hai ragione tu, Pino. Non siamo altro che neve al sole. Ma, a differenza di altre nevi, il sole non scioglierà la tua così facilmente.
Addio e Grazie per la tua musica.
Alessio Pescara
Ricordo il bambino che ero quando mio padre mi parlava di Pino, quando lo ascoltavamo insieme in macchina e cominciava a canticchiare le sue canzoni con un “nanana” al posto delle parole che non ricordava:“Sient’ sient’, Napul’è…”. La spensieratezza sul suo viso. Ma io ero nu criautro e “Napul’è“ non la capivo, nonostante avessi imparato a memoria i nomi di Joe Amoruso, James Senese, Tullio De Piscopo; quei musicisti che mi sembravano montagne anche se non sapevo che faccia avessero, forse solo per come me ne parlava mio padre. Crescendo ho capito quanto la voce di Pino Daniele rappresentasse la voce di Napoli, calda e perfetta come il riflesso del sole sul mare del golfo, e l’ho capito perchè napoletano lo sono anche io ed è la quinta volta da stamattina che ascolto Quanno Chiove, e non mi trovo…
Ciao Pino, grazie di tutto.
Elisabetta Pinna
Non dirò tante parole, solo Pino grazie, è stata una bella scuola interpretare le tue incredibili canzoni, farmi permeare da quella napoletanità che non ho di nascita, ma che ho sposato con entusiasmo ogni volta che ho scelto la tua musica, fa buon viaggio. Oggi la musica perde un maestro.