Ragazza distratta alle prese col CV
Finito un percorso professionale lungo cinquecento ore, si avvicina nella mia vita il momento di rispolverare il curriculum e dargli un assetto nuovo. Lo dicono, no? Cercare un lavoro è già di per sé un lavoro. Mi rimbocco le maniche e, con minuzia estrema, passo in rassegna tutto quello che ho scritto negli anni trascorsi, fra collaborazioni giornalistiche, editoriali e lezioni di francese. Però la pignoleria non fa parte di me, se non sporadicamente: presto affondo nei miei pensieri e ci trovo la Szymborska. Trovo, nello specifico, questa poesia, che riporto di seguito e che per oggi costituirà
La Citazione
Wislawa Szymborska – Scrivere un curriculum (da “Vista con granello di sabbia” )
“Cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.”
…con Il curriculum ormai è andata così, per oggi. Ripenso ad un articolo letto di recente dove si rifiutava in toto l’uso di “curricula” come plurale di curriculum, un po’ per quella storia che una volta che una parola è espiantata in italiano ne deve usare le regole a pieno carico. Voi cosa ne pensate? Personalmente, sono cresciuta apprendendo che il plurale di curriculum è curricula: anche volendo, sarebbe dura cambiare. Come dalle lire all’euro, ovviamente, uno sforzo si può anche fare, ma mi piace utilizzare la lingua in maniera un po’ anarchica ed adottare soltanto alcune regole. Questa, per mancata sensibilità circa la questione, non mi tange più di tanto. La lingua mi piace usarla a piacimento, storpiarla, trattarla al tempo stesso molto bene e molto male, innalzarmi in voli pindarici ricchi di arcaismi e poi scadere in un becero dialetto. Trovo soltanto in questi salti qua e là la maniera di esprimere decentemente ciò che dentro mi smuove.
Sarà forse che con la cucina il discorso è analogo? È ormai ora di pranzo ed io oscillo fra voglia di burger con patatine fritte home made e un bel piatto di tagliolini al tartufo. Street food e gourmet d’élite. Alla fine, apro il frigo e la scelta si fa da sé. Ho zucchine rosolate da nonna, del salmone, delle noci. Questa non è una pasta, lo so da subito: questo è un goloso risotto. Rimedio al volo un bicchiere di vino bianco ed ho in mente i passaggi che mi separano dalla degustazione del mio buon pranzo.
La ricetta: Risotto salmone, zucchine e noci
Ingredienti:
Riso
Salmone affumicato
Noci
Zucchine
Cipolla
Peperoncino
Prezzemolo
Vino
Pepe
Brodo vegetale
Rosolate le zucchine con cipolla e peperoncino, nella stessa padella adagiate il riso e i gherigli di noce e lasciate tostare qualche minuto a fuoco basso. È il momento poi del vino, da lasciar sfumare per poi sostituirlo al brodo, da lasciar bollire a fuoco basso. A metà cottura, procedete all’inserimento del salmone tagliato a striscioline. Solo alla fine, pepe e prezzemolo per insaporire. Qualche gheriglio di noce, messo da parte in precedenza, abbellirà la vostra presentazione. Prima di impiattare, però, non dimenticate la manteca: secondo i gusti, potete aggiungere del burro, della panna, della panna al salmone – di quelle già pronte, se volete evidenziare il sapore del pesce.
Sì: avrei dovuto pensare al CV e sono finita con le mani fra le pentole. Magari è un segno del destino, magari il mio futuro è proprio fra libri e pentole…