Ciao Robin, “Goooooooooood Mooooorning 2015!”
Se ne sono andati, è vero, ma rimarranno per sempre vivi, grazie al loro contributo nelle varie arti e professioni dove un segno lo hanno lasciato, tutti, a modo loro.
Nel 2014, con la loro morte, il mondo si è impoverito, e la storia si è arricchita.
Se ne è andata Alicia Rhett, ultima componente del cast di quel mitico film diretto da Victor Flemin, Via col Vento, che fece innamorare mezzo mondo di Vivien Leigh. Assieme a lei, se ne è andato il Villaggio meno conosciuto, Piero, professore alla Normale di Pisa, massimo esperto di teoria classica dell’elasticità, che tanto bene il fratello Paolo portava in scena. Con lui ci ha lasciati una leggenda del calcio, il mitico Eusébio, capace di segnare quasi tanti gol quante partite ha giocato.
In Asia, hanno pianto la morte del Berlusconi cinese. Shaw Ren Leng ha inventato il cinema e la televisione nel continente rosso, diventando uno dei primi imprenditori moderni di quell’area geografica. Via col vento nei capelli se ne è andata anche Lorella De Luca, la bellissima Patrizia nel film Il bidone di Federico Fellini. All’epoca, l’Italia se la mangiava con gli occhi. Ha ceduto le armi anche Arnoldo Foà, forse poco noto ai più giovani, ma non ai più vecchi, perché fu sua la voce dalla quale l’Italia apprese – era l’8 settembre 1943 – che la Germania diventava all’improvviso nostra nemica, e gli americani nostri amici. Non salirà mai più sul ring Johnnie Mae Young, wrestler americana che combatté per la prima volta nel 1939, terminando la sua carriera nel 2010. Una leggenda, in quella disciplina.
Hiroo Onoda, quel giapponese che venne arrestato perché si rifiutava di credere che la guerra fosse finita da trent’anni.
Dall’altra parte dell’universo, non canterà più Peter Seeger, dopo Guthrie il più grande folk-singer della tradizione americana. Tutti se lo sono messi in bocca, il gelato Sanson, il cui mentore, Teofilo, si è spento anche lui quest’anno. E come fare a dimenticare la spigliatissima Shirley Jane Temple Black, forse tra le prime bambine prodigio di Hollywood.
Non ci sarà più il più grande chitarrista di flamenco della storia, quel Paco de Lucía che, si dice, facesse venire le donne alla sola visione delle sue dita sulle sei corde. Il secondo dei suoi poli, la morte dopo la nascita, unici significativi della vita, lo ha raggiunto anche Manlio Sgalambro, il quale nel mezzo ha lasciato una vita piena di “insignificante sprazzo di veglia”. La panca Scott, la serie Scott, pane per i denti dei culturisti e frequentatori delle palestre di tutto il mondo, furono invenzioni del pioniere del culturismo Larry Scott, che ora non c’è più.
Era il migliore nel giocare con le parole, che spostava avanti e indietro nel periodo della frase, proprio per cambiare i connotati della nostra percezione. Gabriel José de la Concordia García Márquez ci lascia la sua ironia e la sua poesia immanente. E dev’essersene andato a 300 km/h uno dei miti della Formula 1 d’altri tempi, l’australiano Sir John Arthur Brabham.
Giustiziato dalla vita, invece, il Generale polacco Wojciech Witold Jaruzelski, che quel giorno, a casa sua, non seppe spiegarmi il motivo per il quale fu così necessario applicare la famigerata legge marziale che tra il 1981 e il 1983 uccise la Polonia.
Era passato dal fare il paninaro nel Drive In a scrivere romanzi dal successo planetario, Giorgio Faletti, maltrattato dall’editoria, mai dimenticato dal suo pubblico. Mario Canessa ci ha lasciati; lui che diventò Giusto tra le nazioni negli anni ottanta, durante una partita a scacchi, quando rivelò a un amico il salvataggio di decine di ebrei. Anche lui, per vivere tirava calci al pallone, e con Pelè contende la palma del migliore di sempre. Alfredo Stéfano Di Stéfano Laulhé, che vinse la Coppa dei Campioni per cinque edizioni consecutive.
Venne invitato da Toscanini – aveva solo 11 anni – a dirigere la NBC Symphony Orchestra. Lorin Varencove Maaze, God bless you. Non scriverà più, non ragionerà più su quella cultura lontana dal fascino millenario: la scrittrice e poetessa persiana Simin Behbahāni, che come nessuno descrisse la condizione umana della donna musulmana. Si chiude la saracinesca anche per il più anziano giocatore della nazionale italiana di calcio vivente. Lucidio Sentimenti, il quale all’inizio del secolo iniziò a giocare al giuoco del pallone, semplicemente per guadagnare un poco di più.
Un saluto a John Robert Cocker, che cantava con la voce, il corpo, l’anima e il whiskey. Ma il 2015, che tra poco arriverà, lui lo saluterebbe con un “Goooooooooood Mooooorning 2015”, e di quell’attimo che fugge, la morte, rimane solo una stretta di mano, nano-nano, e ciao Robin.
E a voi, noi, superstiti, un caloroso augurio di un felice 2015!