L’oggetto del desiderio, altresì detto amore
Non c’è molto da girarci intorno. L’oggetto del desiderio è l’amore. Un amore qualsiasi. Basta che sia il filo più lungo dell’erba voglio. E no, anche a costo di essere cinica, non vi dirò che è il più sublime degli oggetti. Non meno di una borsa che abbiamo comprato dopo aver risparmiato per mesi. Non meno del dolce per cui abbiamo girato mezza città, perché lì e solo lì, in quella pasticceria, lo fanno così.
Perché l’amore che cerchiamo non è un amore verso qualcuno, ma l’amore di qualcuno. L’amore di una persona. Che può o non può corrisponderci. Ma specialmente: che può o non può essere quella giusta. Eviterei di perdermi in luoghi ed espressioni comuni. Eviterei cioè di dire che la popolazione mondiale è di 7,2 miliardi. E l’ultima unità cambia di secondo in secondo tra nuovi nati e nuovi morti. Macroscopicamente, però, siamo pari. E quindi tutti accoppiati. Anime gemelle che si incontreranno o non si incontreranno mai.
La questione, devo essere onesta, è che l’amore ha poco a che spartire con il fatalismo. Non è solo pathos ma anche ratio. E allora, ve lo devo proprio dire, c’è una fregatura. Possiamo davvero ottenere il nostro oggetto del desiderio. Possiamo davvero trovare l’anima gemella. Possiamo poi doverla abbandonare. Perché amore non è solo chi amiamo, ma anche chi ci ama. Non è solo chi amiamo e chi ci ama, ma anche chi sappiamo amare e chi ci sa amare. Non è solo la persona con cui ci sentiamo bene, ma quella con cui stiamo bene.
E allora concorderete con me che l’affare è un po’ più complesso di quanto voglia farci credere il putto con l’arco e le frecce.
Che, insomma, Cupido a volte più che sferrare lanci mirati fa tentativi. Si esercita e testa su noi umani effetti e collisioni dell’amore. Magari dopo aver fatto visita a casa di Bacco.