Quando le barche prenderanno il mare
Una barca chiusa tra due ponti è come un uccello in gabbia. Pochi giorni e Gesù bambino sarà già grande. Che ne sarà di queste barche e dei suoi abitanti quando lui metterà piede sulla banchina e se ne andrà verso Faenza, Bologna, Mondo? Non te lo chiedi? Non ci pensi al destino di una barca una volta che l’illustre ospite tocca la terraferma? E le altre barche? Quelle dei Re Magi, ad esempio. Una nave abituata a solcare i mari d’Oriente. Trebisonda, Bisanzio, Venezia. Ed ora eccola qua, chiusa tra due ponti alti mezzo metro sopra il livello dell’acqua.
Ma tu queste cose non te le chiedi ed hai ragione. Tu fotografi il bello e rendi così onore a barche e barcaioli. Tutto è meraviglioso nell’attimo in cui lo si coglie. Tu scatti immagini che rimarranno negli anni a venire. Il contesto, questa lunga notte che ci ha avviluppato gli animi, non conta. Le immagini hanno il pregio di decontestualizzare. Non si vedono i ponti, le chiuse, l’acqua non si capisce se sia dolce o salata. Eppure tutto è fermo, le barche bloccate tra questi maledetti ponti all’altezza dell’acqua. Che inganno, queste fotografie. Proprio una gran fregatura! Che bella Cesenatico i giorni appresso al Natale, diremo. Che bello il presepe sulle barche del Portocanale, ricorderemo. Che bella giornata. Com’eri bella. Com’era bello Gesù Bambino. E non diremo una parola di queste barche in cattività, di questa lunga notte. Fredda, buia.
Eppure ci deve essere un modo per riacquistare il mare aperto. Guardalo, guarda lo scrivano su quella barca. Non può scrivere di Cesenatico all’infinito. E che dire dei pastori, delle pecore che ormai avranno brucato pure il muschio sul legno della barca.
Le immagini hanno il pregio di decontestualizzare. Eppure tutto è fermo, le barche bloccate tra questi maledetti ponti all’altezza dell’acqua.
Ti sei accorta di quanti sorrisi? No, non parlo della gente, almeno, non quella sulla banchina. Mi riferisco a quelli sulle barche. Non ce n’era uno che non fosse contento. Gesù bambino se ne andrà, il Natale finirà e le barche del presepe torneranno ad essere barche e basta. Qualcuno degnerà quegli scrivani senza più carta e quelle filatrici senza più cotone di un’occhiata, altri passeranno senza uno sguardo. Eppure sorridono e sorrideranno ancora. Perché è
chiaro, questi maledetti ponti prima o poi si toglieranno di mezzo. Oppure sarà un’alta marea a permettere alle barche di guadagnare il mare. In qualsiasi modo, in un giorno qualsiasi, questo accadrà.
Lo vedo che mi stai fotografando riflesso nello specchio. Che ci stai fotografando. Io, te, una Guinness e una chiara. Tutto attorno è barca. Noi siamo una barca, Cesenatico è una barca. Tu sei bellissima e già vedo il libeccio scompigliarti i capelli. Perché il mare arriverà. E allora guarderemo quella foto e diremo quant’era bella Cesenatico i giorni appresso al Natale.
Faceva buio, ricordi? Vagamente, mi risponderai.