La Bella addormentata di Puglia
Un Re che è capofamiglia del nostro più tipico meridione, cazzimma e vanità, doppiopetto e quel che d’arroganza, un po’ guappo e un po’ signore; una Regina che ne è degna consorte, tutta mimica e cappellini, apparenza e superbo sberleffo da comare di campagna arricchita dal buon matrimonio, moglie onorata e madre amorevole; un codazzo di comari vestite di nero che neanche a Bitonto vecchia s’usa più; una Principessa che mantiene le fattezze classiche della Bella addormentata nel bosco, ma che è giovane, moderna, argutamente sbarazzina.
Questi i tratti di regia, di folgorante attualità, della rivisitazione in chiave salentina del classico di Perrault ad opera di Fredy Franzutti, per il Balletto del Sud al Teatro Bellini di Napoli. Tra le musiche classiche il proscenio si riempie d’innovazione, e una carica vitale restituisce novità a un classico tra i più rappresentati, in odore di bollito a meno di non riferirsi ad interpretazioni immortali che abbiano a spartito le musiche di Čajkovskij, e nella superbia della tecnica il proprio paradigma di lettura.
Non è forse questo il caso, anche se il balletto non è troppo da meno dei più illustri colleghi di Russia, e sa certo empatizzare col pubblico assai di più, che si ritrova sorpreso a vedere Aurora attinta non dal fuso ma dalla tarantola di Puglia, dimenarsi da vera e propria tarantolata – come mai nella fiaba – apparentemente più preda dei fumi del rosso Primitivo di Manduria che degl’artifizi dell’incantesimo mortale della fata Carabosse.
(…) vedere Aurora attinta non dal fuso ma dalla tarantola di Puglia, dimenarsi da vera e propria tarantolata (…) più preda dei fumi del rosso Primitivo che degl’artifizi di Carabosse
Quanto al pregio maggiore della Bella addormentata di Franzutti, opera d’innovazione di giovane e talentuosa compagnia, dalla regia cristallina e illuminata, da non perdersi quando si abbia l’occasione di vederla, è presto detto: aver ardito ambientare in tempi e luoghi a noi familiari una fiaba che nel suo spirito bucolico e secolare, fatto di foreste mai viste e d’elfi e boschi incantati, per noi così lontani, in fondo in fondo non ci appartiene, in un adattamento che è trasposizione senza mezzi termini, scene di matrimonio cui siamo stati invitati, sogni di baci e di teneri amori che potrebbero essere sotto il sole di Puglia, tra trulli e masserie, e di cui il Principe azzurro e le Principesse dormienti potremmo ben essere persino noi.