Una vita da MasterChef
Ieri notte guardavo MasterChef in tv. Sceneggiate isteriche dei concorrenti e clichè da reality a parte, è un programma che trovo piacevole. Quando poi è arrivato il momento di mettermi a scrivere mi sono accorto che in effetti oggi è il 24, la vigilia di Natale. E cosa c’entrerà mai con MasterChef? Avrò forse visto qualche particolare pietanza da inserire nel super-menù del cenone? Avrò forse invitato Cracco e Bastianich a cena da mia zia? Avrò forse finalmente capito che cucinare il filetto alla wellington è il sogno e la vocazione della mia vita? No, niente di tutto questo, ma andiamo con calma. Prima di tutto, ho pensato che in questi giorni il mio umore è stato davvero tutto tranne che natalizio, che qualcosa da dire probabilmente neanche ce l’avessi e tanto meno una canzone da proporvi.
“Se devi uscire la vigilia di Natale con un altro dei tuoi articoli sonoalterzorigoegiàmisentodepresso lascia proprio stare”, mi sono detto. E invece eccoci qua. Banalmente, quanto mi sono detto è stato illuminante, anzi oserei dire lo specchio perfetto dei giorni in cui viviamo. Come a dire che, date certe circostanze, una persona debba conseguentemente sentirsi in un certo modo, e se non è così è meglio che se ne stia per fatti suoi senza mettere manifesti, ché qua già stiamo pieni di problemi.
A proposito: stiamo davvero pieni di problemi? No perché a giudicare dalla mia bacheca su Facebook pare vada tutto benissimo a tutti (tranne ai lamentoni, i vegani, i cinquestelle, quelli dei centri sociali e tutta ‘sta gente che, si sa, non sa godersi la vita). Sia chiaro, la mia è solo una provocazione. Non mi è mai passato per la testa l’idea di vedere foto con facce tristi, né mi ritengo così stupido da fare banali equazioni tra quella che può essere considerata una condivisione di momenti di gioia su un social network e invece la totalità della qualità della vita delle persone.
Tuttavia voglio avere la presunzione di immaginare che nemmeno a voi sia sfuggito un certo gap, una discrepanza percepita tra le persone così come le conosciamo – magari da una vita – e l’immagine che loro danno di se stesse sui social.
Ebbene, questa discrepanza per me è pericolosa. Dimenticarsi che quel tizio che sembra così figo nelle duemila foto al giorno che pubblica -soprattutto dopo aver deciso di ammazzarsi in palestra- in realtà è alto un metro e venti e sembra un puffo per me è pericoloso. È pericoloso dimenticarsi che quell’amica che fa tanto la mondana col sorriso sempre smagliante nelle foto tu la vedi tutti i giorni e ogni giorno c’ha una faccia che manco se le fosse morto il cane. Ed è pericoloso essere bombardati ogni giorno da queste immagini, da tutta questa psuedo-gloria, da questo narcisismo, perché se a volte anche io che ci ho pensato mille volte sento ancora il bisogno di domandarmi se sia reale o meno, immagino che possa esserci qualcun altro che pensa che lo sia, e che vedendo quanto gli altri siano schifosamente più felici di lui possa diventare ancora più infelice.
Non avete ancora capito cosa c’entri MasterChef? Vedete, io sul cibo sono molto viziato. Sarà che mia madre è un’ottima cuoca, sarà che forse è stata fin troppo accomodante e avrebbe dovuto darmi qualche calcio nel sedere in più, ma a me un sacco di roba che tutti amano mi fa letteralmente schifo. Quando guardo MasterChef tutto mi sembra buonissimo, i piatti hanno davvero un aspetto meraviglioso, e quando interpellati i concorrenti cominciano ad elencare la sfilza di ingredienti che hanno usato non importa se ti perdi dopo il terzo perché neanche stavi ascoltando attentamente – tanto comunque non saresti riuscito a ricordarli tutti – perché un cibo con quella faccia dev’essere per forza buono. Forse. Forse no però. A pensarci bene su dieci ingredienti in media cinque li trovo disgustosi, probabilmente nove piatti su dieci mi darebbero la nausea, e probabilmente è solo perché me li presentano così bene che mi sembrano così buoni. Chiaro, no?
Mi raccomando a cosa mettete in tavola stasera, non dimenticate che un piatto buono è sempre meglio di uno bello, e beccatevi questo classico ri-editato che non c’entra assolutamente niente con quello che ho scritto ma che in fondo è abbastanza “buonista” e orecchiabile da essere considerato natalizio! Di questi due ragazzi vi parlerò presto… Intato auguri a tutti e all’anno prossimo!