I frutti di bosco sono blues, come Pino Daniele
Amare i frutti di bosco è un qualcosa di intimo e profondo. Non sono la Nutella che anche se la metti sui wurstell o sulle patatine fritte è buona lo stesso, non sono nemmeno qualcosa di soffice come una ciambella o da sgranocchiare come le noccioline tostate. I frutti di bosco sono aspri, pungenti, i loro colori benché siano stupendi, sono freddi, sono blues, blues come Pino Daniele. Cosa c’entrano i frutti di bosco con il blues ora ve lo spiego. Qualche giorno fa ho avuto modo di assistere al concerto di Pino Daniele. Un mio caro amico perugino ci ha impiegato diecisecondinetti a convincermi. Da “vaschiana” DOC e sfegatata (da brava tamarra quale sono ho una frase di una sua canzone tatuata sul braccio), avevo un po’ di riserve sul concerto, lo devo ammettere. Su Pinuccio no. Lo porto nel cuore dal primo anno di liceo. Lunedì mi tenevi stretto fra i libri di scuola, tra i palazzi vecchi di questa città, che mi dà emozione, ancora... Il primo flirt “serio” con un tipo che si chiamava Pippo, alto riccio e con le orecchie a sventola. Che tenerezza quegli anni spensierati, con i vocabolari di greco sotto al braccio. Le parole del cantautore napoletano hanno sempre riempito le pagine della mia smemoranda. Ovviamente avendo un’anima inquieta già da ragazzina ero propensa per i testi impegnati, seri, intimi. Terra Mia però era troppo anche per la me in quei tempi, talmente troppo pesante che con i miei amici ne facemmo un video ironico, nel quale il più improbabile dei poveracci, si metteva in un angolo della classe disperato. Vent’anni saranno passati. Così ad occhio e croce. Il concerto è stato pazzesco. Ho avuto i brividi dall’inizio alla fine. Un uomo quasi totalmente cieco (Pino Daniele ha una grave malattia agli occhi) riesce a suonare tante chitarre diverse in un modo incredibile. La sua compagnia degna di applausi. Un James Senese, in splendida forma, nei panni del pifferaio magico, è stato ipnotico. Tullio De Piscopo un fiume in piena. Ma, ahimè, i concerti di oggi non sono quelli di un tempo. Io paladina dei social, estimatrice del web, attaccata ad un apparecchio predisposto al wii fii, quasi h24, ho visto che c’è gente che sta peggio di me. La popolarità di una canzone è proporzionale a quanti smartphone la stanno registrando. Non c’è più la goduria del momento né il gusto dell’emozione, bensì c’è la fissazione nella memoria digitale di un qualcosa a cui si è assistito fisicamente ma con gli occhi e il cuore proiettati nel microschermo. E a te, sì dico a te, che con le mani erte a riprendere lo spettacolo, mi levavi la visuale e ti precludevi la possibilità di farti venire la pelle d’oca perché troppo affaccendato, auguro che tu possa incontrare Kim Kardashian di tuta in pelle nera vestita, che lei ti strizzi l’occhio, ti chieda un selfie e il tuo cellulare un nano secondo prima di scattare ti avvisi che non puoi più fare foto perché lo spazio è insufficiente. E soltanto un attimo dopo la batteria ti dia l’estremo saluto. Ciao. Con affetto eh! Comunque, dicevo, chi come me ha lo spirito blues, che tende all’introspezione, chiamiamola così, non può non amare i frutti di bosco. Piccoli e delicati, bisogna sciacquarli con cura per non danneggiarli, e poi bisogna farne buon uso, perché decisamente cari. Questa ricetta non potete perdervela:
Coppa ai frutti di bosco
500g di mascarpone
150 g di latte condensato
250g di panna fresca
frutti di bosco
Montare la panna e frullare non troppo in una ciotola da parte il mascarpone. Unire lentamente il latte condensato alla panna montata e poi aggiungere il mascarpone. Versare la crema nelle coppe e mettere in frigorifero un paio di ore. Al momento di servire aggiungere i frutti di bosco a piacere.
i got the blues on me
i got the blues accussì…