Maledetta prima
Era tornato tardi dal lavoro, dopo le ventitre. Stanco come tutti i giorni. Ma ciò che stremava Paolo Villon era il senso di spossatezza intellettuale che lo coglieva anche appena in piedi la mattina. Certo non si alzava all’alba, poltriva fino quasi alle nove, grazie anche alla moglie che faceva in modo da non scuoterlo in alcun modo. Tuttavia aveva non il mal di testa ma un senso di vuoto, che lui si divertiva a chiamare pneumo cefalea. La moglie non sempre lo aspettava, se ne andava a letto con un libro in mano che restava lì, senza cadere, anche quando il sonno prendeva il sopravvento. E così quella sera. Paolo prese la mozzarella e i fagiolini di frigo che erano per lui e si sistemò davanti alla tv per vedere gli ultimi notiziari.
Poche le differenze. Al primo posto una crisi di governo sempre incombente ma mai esplodente, con intervista al vicepresidente che spiegava con astuzia che la dialettica è l’anima della democrazia, e al capo dell’opposizione che rimproverava al governo quel che non aveva mai rimproverato a se stesso. Al secondo un presidente di regione inquisito, con intervista a quest’ultimo che parlava di un evidente complotto alla sua politica di rinnovamento. Nel terzo titolo campeggiava la storia dell’ennesimo eccidio in Medio Oriente, un po’ di bombe, un po’ di rappresaglia e l’assassinio di un esponente moderato islamico con relativi riflessi sul prezzo del petrolio. Al quarto una impuntatura della Russia su una questione di difesa. Quindi spazio ai temi nazionali come l’inflazione, la debolezza dei salari, i morti sul lavoro. A chiudere, per quello che i giornalisti chiamano colore, una gustosa vicenda di sesso di un politico americano evangelico con una spogliarellista. Chiusura con titoli di sport, calcio e Formula 1.
Paolo riguardava mentalmente la sua prima pagina di direttore del miglior quotidiano locale della regione. A parte qualche piccola differenza, lo schema era identico. Segno di professionalità o di pavidità?
Ma questa volta corrucciato era lui. Già, perché prima di tornare a casa si era soffermato sul sito di un grande quotidiano nazionale sul quale era possibile leggere anche la classifica degli articoli più letti on line. Veniva fuori che la primo posto giganteggiava un trans escluso da un reality show, al secondo un miliardario cinese condannato a morte perché violentava vergini, quindi una insegnante sospesa in Usa perché aveva fatto uno spot pubblicitario sexy, seguita da uno studio scientifico sul perché gli uomini gradiscono di più le donne con gambe lunghe; c’erano anche i rincari delle ferrovie ma bene in fondo.
Così la testa di Paolo era vuota, dentro vi vagava solitaria una domanda: la categoria dei giornalisti non capisce niente o il lettore non ci merita? Si assopì con gli incubi del giornale del giorno dopo. Sogni oscuri nei quali il presidente del consiglio era un trans con le gambe lunghissime che criticava con il leader russo l’aumento delle ferrovie e assicurava che il suo governo non sarebbe caduto.
La mattina dopo sarebbe stata ancora più dura.