La nonna
La nonna, al giorno d’oggi, è una risorsa indispensabile specie per le famiglie in cui sia il papà che la mamma lavorano.
É la nonna, che accudisce e nutre i nipotini, che permette a molte donne di potersi sentire realizzate lavorativamente senza però far mancare nulla ai piccoli.
Senza la sua inesauribile scorta di affetto e forza, nessuna famiglia potrebbe dirsi completa fino in fondo. Io non posso dire di essere cresciuta con la mia nonna. Purtroppo ho potuto godere della sua presenza solo fino ai dieci, undici anni. Eppure, nonostante ciò, ricordi indelebili abitano la mia mente.
Ricordo, ad esempio, la domenica mattina, quando la mia mamma ed io andavamo a farle visita. Il profumo della sua casa era diverso da quello di casa nostra, era dolce e fresco. Sembrava sempre che ci fosse una torta nel forno pronta per me.
Mi “divertivo” a sbucciarmi ogni giorno le ginocchia cadendo dalla bici o ruzzolando con i pattini a rotelle, perché la mia cara nonna Lucia aveva dei cerotti con dei simpatici disegnini colorati. Certo bruciava l’acqua ossigenata, ma poi sapevo che dopo ogni taglio, graffio o abrasione, arrivava il mio pezzo di cioccolata al latte di consolazione. Oppure, se la scorta cioccolatosa era terminata, c’era sempre il barattolone di quei salatini a forma di pesciolino, con i semi di sesamo, che mi facevano letteralmente impazzire.
Altro ricordo nitido è il momento in cui si saliva sul terrazzo a stendere le lenzuola, ricamate da nonna magistralmente. Il profumo del detersivo che utilizzava, il rumore del vento che muoveva i fili per stendere i panni, il sole che illuminava la terrazza e noi donne, grandi e piccole, al lavoro. Mi sentivo grande. Utile alla mia nonna, perché le passavo le mollette, questo era il mio compito impegnativo.
Ma la cosa che ricordo più di tutto il resto è il momento in cui nonna si sedeva, prendeva l’uncinetto, e cominciava la sua arte. La postazione era fissa: accanto alla finestra, davanti al televisore, anzi, proprio quasi dentro alla tv, visto che non sentiva bene da entrambe le orecchie.
Anche gli occhiali per vedere da vicino erano belli doppi, dato che la vista si era notevolmente abbassata con l’età. Io mi sedevo accanto a lei, e facevo la mia umile parte, la cosiddetta “catenella”, una specie di treccina di lana che non sarebbe servita a nulla, ma a me pareva di fare chissà cosa! Era brava anche a spiegarmi tutti i movimenti da fare. Quanto era bella la mia nonna.
L’arte del ricamo spesso si trova raffigurato in opere d’arte. Come ad esempio nel Ritratto di Madame Pissarro che cuce vicino a una finestra, di Camille Pissarro (Olio su tela, cm 54×45, 1877-1879, Oxford, The Ashmolean Museum).
È un ritratto dalla struttura originale in quanto le curve del volto e della testa della moglie dell’artista, richiamate dal motivo decorativo centrale del ferro battuto, vanno ad ancorarsi ad una griglia di ortogonali disegnata dalle inferriate della finestra. Il volto, intento al cucito, è mostrato di profilo, quasi schiacciato verso il primo piano.
C’è equilibrio tra colori freddi e caldi e tra colori chiari e scuri. Si nota la disposizione del colore a tratteggio per seguire l’andamento delle forme, tecnica che prepara l’approdo al puntinismo. La sensazione di luce diurna che entra dalla finestra è resa bene dall’attento gioco di riflessi, con colpi di luce che invadono le parti in ombra e viceversa.
Ecco, mi è venuta la pelle d’oca guardando questo dipinto oggi. Le emozioni che l’arte può suscitare sono sempre inaspettate e piene di ricordi di vita. Basta guardare col cuore e non solo con gli occhi.
Mi manchi tanto nonna mia bella. Sei sempre nei miei pensieri.