Bambini, la meraviglia vi terrà per mano nei corridoi dell’ospedale
Sono belli i sogni dei bimbi, leggeri e divertenti i cartoni animati, l’immaginario infantile fa sorridere il cuore e spesso sembra riuscire, con la sua semplicità, ad alleviare i dolori dell’età adulta. A chi non capita, sotto le feste, di rintanarsi sotto una pesante coperta, accendere la televisione e trovare in programmazione uno di quei film “E.T.-style” e “Grinch-style”, storie per bambini con cui la televisione ci tartassa sotto Natale? Se si ha il tempo, si passa anche qualche mezzora a guardare questi film. Ma a chi, di tanto in tanto, quello dipinto nei suddetti film non è sembrato un mondo fatato ma bugiardo, finto, distante anni luce dalla ben più amara realtà?
Due episodi di questi ultimi giorni raccontano che non è poi sempre così. Che un immaginario fantastico, pieno di stelle, colori, super poteri, un universo in cui si può diventare eroi con poco, non resta sempre segregato in una irrealtà assoluta, ma può entrare in comunicazione con la vita concreta e colorarla un po’, soprattutto nei momenti di sofferenza. Magari addirittura salvare.
Il primo caso è quello avvenuto al Bambin Gesù. Enel Cuore ha donato all’ospedale, l’AstroTac: una tac multistrato di ultima generazione che contiene lo stress e l’ansia dei bimbi, che vengono trasportati in un setting spaziale, magico, dove possono lasciarsi suggestionare dagli astri e distrarsi dalla preoccupazione e dalla percezione del dolore. Enel partecipa così alla campagna “Ospedale senza dolore”. Il macchinario consente inoltre di limitare il ricorso all’anestesia, grazie alla grande acquisizione di dati – non visualizza infatti soltanto gli organi interni, ma anche le strutture vascolari. I bambini, in questo modo, non vivono la difficoltà dei lunghi tempi generalmente necessari per l’esame.
Il presidente Enel, Patrizia Grieco, ha così motivato la donazione al Bambin Gesù: “La sofferenza e’ difficile da accettare, e nei bambini e’ inaccettabile”. Qualche stella, qualche luce ad effetto ben sistemata, la capacità di distrarsi un po’: cose da bambini, sì, ma cose in grado di sostituire al timore una sincera meraviglia. E non mi si venga a dire che è poco. Immaginate bambini con il naso all’insù, mossi da curiosità mentre, invece di urlare per la paura della tac a cui devono sottoporsi, fissano la riproduzione di un universo stellato come, nei cieli post-industriali, non lo avevano mai visto?
La seconda storia è quella di Harley Renshaw, il bimbo di Manchester affetto di neuroblastoma che, per affrontare la chemioterapia, ha deciso di mascherarsi da Tartaruga Ninja. Qualcosa di analogo lo fece la donna che durante la stessa terapia si presentò ad un party mascherata da Mastro Lindo, ma in un bimbo la spontaneità dei gesti rafforza ancora di più il potenziale della notizia e ne accresce l’impatto sull’opinione pubblica. La maschera era obbligatoria per i trattamenti di Harley, ma è stato lui a volerla dipingere proprio con i colori di Leonardo, il suo supereroe. È la voglia dei bambini di andarsela ancora a cercare con cieca ostinazione, la bellezza che si nasconde sotto le cose. Il piccolo Harley ha già una cicatrice sulla pancia: ne va fiero e la chiama “la cicatrice del pirata”.
Di fronte a questi due episodi, è d’obbligo mettere a tacere ogni pessimismo, ogni velatura di cinismo. Profondo rispetto è doveroso verso questo bambino che porta con coraggio la maschera dell’eroe preferito, ignorando di essere lui stesso eroe della sua storia. Profonda stima per i bimbi che faranno entusiasti il giro nella loro AstroTac e penseranno si fare un viaggio attorno all’universo, magari senza sospettare alcun dolore.
La lotta contro il Male che si vede in tutti i film per bambini, declinata in mille e una maniere diverse, prende qui una forma nuova. Non è più un male astratto: è il male tangibilissimo del dolore fisico che la magia dei super eroi, di mondi paralleli e di astronavi intergalattiche, riesce ad alleviare. Certo: ci sono poi i casi gravi in cui la meraviglia non basta. Ma se il percorso ripido va fatto, perché non trovare il modo di attraversarlo alleggerendo il carico di cupa preoccupazione? Allora ben vengano tutte le tartarughe e tutte le AstroTac.
È il caso di parlare di “cura dei cartoni animati”? Non esattamente: la chiamerei più che altro la cura del coraggioso spirito fanciullesco.
Bambini, non temete più i camici bianchi: la meraviglia vi terrà per mano per i corridoi degli ospedali e quelle odiose luci al neon vi sembreranno un arcobaleno fatato.