My wishlist to Santa Claus
My wishlist to Santa Claus. La mia lista di desideri per Natale. Perciò, caro Babbo, o chiunque tu sia, vestito o vestita, o anche no, di rosso o bianco o verde o viola.
Tu, che porti regali e che fai felici tanti bambini, tu che accendi le notti freddissime della val Padana. O quelle umide della riviera. E le innevate su Alpi e Appennini. Tu, insomma, leggiti ‘sta lista.
– Un paio di jeans come sai che piacciono a me. Che mi facciano sentire sempre a posto, al lavoro, per le vie della città, a cena fuori e in discoteca. Che mi facciano amare le mie gambe così come sono, senza allungarle o rimpicciolirle, con o senza la ceretta.
– Un rossetto, rosso rosso. Che mi faccia sentire la rosa purpurea di Giovanni Pascoli e di Herman Hesse. Un rossetto che stia attaccato alle mie labbra finché qualcuno non mi baci appassionatamente. E quindi un rossetto che ci stia poco sulle mie labbra.
– Un profumo agli agrumi. Arancia e limone. Che mi consoli quando mi annoio davanti a un pezzo che non si decide a formarsi e che mi ricordi il sole della Sicilia o, meglio ancora, la mia mamma andata apposta in erboristeria per comprarmelo.
– Un sacchetto di caramelle. Le ruote di liquirizia e le pepite, sempre alla liquirizia, ricoperte di zucchero. E fai in modo che le mangi quando ne ho voglia. Anche cinque di fila. Oppure nessuna. Ma senza pensarci, né prima né dopo.
– Un paio di scarpe che piacciano solo a me. Non importa quali. Basta che ci sia qualcuno che mi ami davvero e mi prenda in giro per queste scarpe, desiderandomi ardentemente.
– Un romanzo che mi faccia annaspare tra la voglia di proseguirlo e il bisogno di scrivere anche io.
– Un calice capiente. Da riempire di Nero d’Avola. Beh, già che ci sei, anche qualche bottiglia non sarebbe male.
– Una coperta di lana. Di lana, non di Linus. Che non punga e che sia abbastanza grande per due. O che comunque non induca alla sindrome della “coperta corta”.
– Un cucciolo di cane. Che resti piccino piccino. Che mi insegni a fare la mamma e che mi ricordi che io voglio davvero diventare mamma, anche se fingo di non crederci.
– Una sedia a dondolo per me e un’amaca per la mia amica, che è appena arrivata, ma voglio che rimanga. Le metteremo nel nostro studiolo, dove ognuno sarà il benvenuto.
– una borsa di pelle o di cuoio indistruttibile. In cui portare il coraggio e la voglia di viaggiare per il mondo o anche solo di uscire sotto casa.
– Un baule. Esattamente questo baule. Che sistemerò nella mia camera con il baldacchino, il letto e la specchiera in ferro battuto. Conterrà il carteggio che ho accumulato nel corso del tempo: lettere di persone che non è proprio possibile tenere in cantina o in soffitta (io tra l’altro non ho nemmeno una soffitta, purtroppo). Conterrà biglietti del cinema che non posso buttare ma non ho nemmeno l’età per appiccicare sulla smemoranda. Conterrà i miei cimeli. E anche quelli che accumulerò in futuro.
– Tante creme antirughe. Perché con tutte le risate e i sorrisi che voglio in futuro, ne avrò bisogno.
Cara Santa Claus, non sono stata una brava bambina, ma ho fatto del mio meglio.