Ardente Passione, il Postino ritorna da Neruda
Se esiste un continuum culturale tra la letteratura, il teatro e il cinema, uno dei primi insegnamenti che ne ho tratto è di non vedere mai il film ispirato a un’opera prima d’averne visto la piece teatrale, o d’averne letto il libro. All’esperienza di lettura, infatti, è sotteso uno sforzo cognitivo e di fantasia che ci permette di far vivere dentro di noi i personaggi narrati, e di vestirli, udirli, vederli, mediandoli con noi stessi e la nostra intimità.
Un film visto dapprima inevitabilmente contaminerebbe l’incontro intimo col libro
Il Postino è l’eccezione: quando ho letto l’opera prima di Skármeta non ho avuto a pentirmi d’aver precedentemente visto il capolavoro di Massimo Troisi: tale è l’altezza e la poesia del film, che la piece, poi anche libro, cui s’è ispirato pare piuttosto ispirarvisi: esso ha arricchito la storia, più che sminuirla, come spesso accade, e a leggere il libro vien piuttosto voglia di ritornare al cinema.
Ma l’Ardente Passione messa in scena al Teatro il Primo non è davvero da meno, pur essendo davvero ostico l’ispirarsi a Napoli all’acme artistico di Massimo Troisi; nella sua aderenza al testo originale riesce a non far rimpiangere, e a fare anzi ricordare con piacere la storia che dalla cilena Isla Negra è stata trapiantata a Salina dalla regia cinematografica, e ne rappresenta un degnissimo tributo.
Il ricorso a dialoghi molto diretti e una particolare intesa col pubblico sono gli ingredienti che rendono particolarmente gustosa la rappresentazione diretta da Costantino Punzo.
Un intenso Aurelio De Matteis e una freschissima Fortuna Liguori, nei panni di Mario e Beatrice sapranno far rivivere con tenerezza e sensualità l’ardente passione che è cifra stilistica dell’opera prima come delle derivate, essendo le vicende di Neruda, e i contesti storici, letterari e politici non altro che una cornice sullo sfondo di una non comune storia d’amore e d’amicizia.