Passioni fredde (o dei millennials)
Un paio di giorni fa mi trovavo a commentare il post di un amico su Facebook. Questi condivideva il brano di un gruppo che oggi va per la maggiore e diceva di apprezzare particolarmente il sound della band. Bella canzone, ho scritto, e pure il gruppo non è male. Però, ho continuato, c’era qualcosa che non mi tornava. Difficile spiegarmi meglio. In definitiva, ho scritto, non mi emoziona, non mi trasmette quella passione, quel senso di appartenenza che ritengo fondamentale in ogni espressione artistica. Mi aspettavo che si aprisse chissà quale discussione e invece l’amico ha risposto semplicemente così: “O forse sono i tempi odierni a non emozionare, a non creare più quelli che un tempo definivamo i nostri eroi.” Giusto. Ma allora, mi sono chiesto, di che vive questa generazione? Davvero sono così fredde le passioni dei millennials, i nati a cavallo del nuovo millennio?
Quando si parla di dinamiche sociali occorre attenzione. Cadere nella trappola della soggettività è alquanto semplice. Se poi le suddette dinamiche riguardano la contemporaneità, il grande pericolo è guardarsi indietro e sospirare rimembrando i bei tempi che furono, senza l’oggettività di confrontare seriamente cosa è meglio e cosa è peggio. Ad ogni modo, sono del parere che senza il filtro personale derivato da cultura, carattere e predisposizione, qualsiasi cosa divenga asettica.
Ciò che contraddistingue i millennials rispetto alle generazioni precedenti è internet. Non c’è dubbio che questa è stata la più grande rivoluzione tecnologica dai tempi della stampa su carta. Essere cresciuti con internet al proprio fianco significa avere tutto a portata di click: notizie, curiosità, musica, cinema. Per rimanere all’argomento di questa riflessione, la cultura è per questa generazione più fruibile che per tutte quelle che l’hanno preceduta. Per certi versi il limite sta proprio qui.
Se tutto è disponibile, se tutto è lì, alla portata di tutti, tutto perde valore. Le cose non si vivono appieno, ci si passa sopra, si salta da una canzone all’altra, da un genere all’opposto senza soluzione di continuità. Così anche per autori, blog, news. Da una parte questo è buono: maggiore conoscenza è sinonimo di maggiore apertura mentale. Dall’altra, però, si rimane in superficie, non si penetra in profondità e, quindi, non si carpisce l’essenza dell’esperienza. Per capirci, è come se fossimo tanti ranocchi che saltellano in uno stagno da una foglia all’altra, senza mai
si rimane in superficie, non si penetra in profondità e, quindi, non si carpisce l’essenza dell’esperienza
Cosa poi ci sia di buono e cosa di negativo è difficile da dire. Certo si sono ridotti gli antagonismi. Per assurdo, anche la violenza, tra i millennials, corre più sulla rete che sulle strade. Bisogna ammettere che il bagaglio di conoscenze e saperi del singolo è aumentato a dismisura. Rimane da capire cosa sia il collante di questa società. I valori non sono eterni, si sa. Arriva un momento in cui appaiono vetusti, improbabili. Il mondo cambia, i valori seguono a ruota. In questa età di mezzo, tra i millennials, non è però facile indovinare se questi valori di fondo siano presenti e quali siano. Sono portato a pensare che qualcosa ci sia, non riesco ad immaginare una società priva di punti di riferimento politici e culturali. Penso, tuttavia, che questi cambino con troppa velocità. Il risultato è uno straniamento totale, un senso di capogiro di cui molti rimangono vittime. E, fondamentalmente, soli. Una società di individui è una società?
E allora, mio caro amico, hai ragione, ma fino ad un certo punto. Non è che i prodotti culturali dei tempi odierni non portino le persone ad emozionarsi. Solo che non emozionano noi, che ci sbattevamo per trovare tale disco, che riconoscevamo i nostri compari dal modo di vestire, che sentivamo di appartenere ad un gruppo e di combattere per qualcosa. E non emozionano come emozionavano noi. Tante piccole emozioni. Veloci, ad uso e consumo istantaneo e privato. E gli eroi, beh, ogni secolo ha i suoi. Oggi ci puoi pure parlare con i tuoi eroi. Scrivono, raccontano della loro giornata, della spesa al supermercato, l’acconciatura e il dilemma vacanze. Sono così banali che vien quasi da pensare che siano in carne ed ossa.
Noi questo non lo credevamo. Ed anzi, diciamolo, ci pare un poco dissacrante.