Inchiostro vivo
Che faccio, scrivo? No. Penso ad inchiostro vivo. Se ne sente il profumo. Se ne percepisce l’umidità. Pensiamo continuamente. Alle cose da fare, ai problemi da affrontare. Alle soluzioni da trovare.
Diamo vita ad una percentuale molto bassa dei nostri pensieri. Tutto quello che scrivo non mi piace. Lo trovo scontato. Troppo poco tempo per dar forma alle nostre idee. Il dire è teoria, il fare è pratica. Unite pratica e teoria e avrete solcato il più tempestoso dei mari. Do spazio alle mie paranoie. Anche per liberarmene un po’. Vorrei imparare a suonare il piano o a leggere la musica. Mi piacerebbe dipingere bene. Lo studio della tecnica è importante. Mi permetterebbe di capire gli errori che commetto per correggerli. Purtroppo non esiste una tecnica per tutto. Continuo a pormi domande. Non cerco risposte. Sono tranquillo quando faccio qualcosa con passione. Una serenità, più che tranquillità. Come un caos bene incanalato. Non cerco risposte alle mie domande. Mi piace mettermi in gioco. Superarmi e mettermi alla prova. Le penne non le usa più nessuno ormai. Ora ognuno di noi si sente in diritto di definirsi artista. Musicisti, scultori, pittori. Registi e scrittori. Scrivo, dunque sono. Parto da questo presupposto. Scrivo di tutto. Spesso ad influenzare ciò che scrivo sono le situazioni e le letture contingenti. Che bella parola. Mi hanno detto che ho uno stile riconoscibile. Una sorta di marchio di fabbrica. Però non mi sento un produttore. Nemmeno un artista. Forse un artigiano. Fatto sta che da tanti anni a questa parte non posso fare a meno di scrivere prima di andare a dormire. Un impulso irrefrenabile. In questo caso il cento per cento del mio pensiero diviene azione. Scrivo anche poesie. Saranno i miei ferri di cavallo. Mi porteranno fortuna le mie poesie. Bisogna sempre dare seguito ai propri impulsi, alle proprie passioni. Come? Partendo dal punto centrale delle nostre vite: noi stessi. Tutto sarà più liscio, più leggero, più vero.