Ninfea: fiore dal fascino particolare
C’è un fiore che fin da bambina mi ha sempre affascinata molto: la Ninfea. Mi fa venire alla mente le gite fatte con la mia famiglia alla Reggia di Caserta, con i suoi meravigliosi giardini e fontane, adorne di queste particolari piante, che per la prima volta vedevo da vicino. La ninfea è una pianta acquatica, radicante e perenne, che cresce negli stagni, nei laghetti e in tutti i luoghi dove l’acqua è ristagnante o presenta una debole corrente. È caratterizzata da un fiore profumato e molto decorativo che, in alcune varietà, sboccia all’alba per poi chiudersi al tramonto.
In passato la ninfea era raffigurata spesso in ambito ecclesiastico perché considerata un simbolo di castità e candore, probabilmente per la sua caratteristica di sbocciare sull’acqua senza sporcarsi di fango. Gli egiziani la usavano invece per decorare le tombe, alcuni resti di ninfea sono stati trovati nella camera sepolcrale di Ramses II.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la purezza, la riservatezza, ma anche la stima e l’ammirazione da parte di chi la regala. Sono suggestive ed elegantissime piante, che regalano magnifiche fioriture: le foglie e i fiori sono grandi, hanno larghi petali, di vari colori come il bianco, il giallo, il rosa, il rosso e il blu. Si tratta di una specie spontanea presente in tutto il territorio italiano.
La ninfea bianca, in particolare, è molto bella esteticamente ed è conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà anafrodisiache che le hanno conferito il nome di “distruttrice del piacere”. I fiori e la radice della ninfea bianca infatti sono in grado di attenuare e inibire lo stimolo sessuale e, secondo la tradizione popolare, gli eremiti se ne servivano per meglio sopportare l’astinenza del celibato; inoltre hanno proprietà sedative, antinfiammatorie, emollienti e astringenti,e per questo vengono spesso utilizzate per i loro benefici medicamentosi.
Legata a questo splendido fiore vi è anche una leggenda. Tantissimo tempo fa, una bellissima Ninfa viveva presso un lago. Un raggio di sole la vide e se ne innamorò perdutamente, così scese dal cielo e le si avvicinò. Il raggio di sole era vestito con un abito lucente tutto d’oro e per questo la Ninfa provò vergogna nel suo semplice vestito fatto di perle. Sentendosi in imbarazzo dalla ricchezza del raggio di sole, decise di scendere sul fondo del lago dove era nascosto un immenso tesoro e di portare in superficie dell’oro da mostrare a Raggio di Sole. Appena lo trovò la bella Ninfa se ne riempì le mani, ma l’oro raccolto era così pesante che la trascinò giù e fu sommersa dal fondo melmoso del lago. Di lei rimasero visibili solo le mani con l’oro. Il raggio di sole la cercò, ma non riuscì più a trovarla: la sua amata Ninfa si era trasformata in un bellissimo fiore acquatico, che si apriva non appena lui spuntava e si chiudeva quando tramontava.
Un artista che di questi fiori si innamorò perdutamente è Claude Monet. Nel giardino-laboratorio della sua casa di Giverny aveva creato un bacino artificiale, un crogiolo di emozioni e natura, dove coltivava, a partire dal 1893, le ninfee. Proprio questo giardino, e particolarmente il bacino in esso contenuto, diventarono la sua unica fonte di ispirazione fino alla morte, avvenuta nel 1926. Trascurando tutto il resto, l’artista concentrò il suo punto di vista su piccole zone dello stagno dove i fiori delle ninfee fluttuavano nell’acqua illuminati dalla luce del sole. I fiori, raffigurati nelle sue tele, non hanno contorni netti, ma sono sfumati e danno l’impressione di essere delle macchie di colore, nate dalle lievi pennellate dell’artista, che si mescolano all’acqua. Da lontano, invece, chi guarda riesce a riconoscere le macchie come fiori: è la magia delle pennellate di Monet!
Nelle sale del museo dell’Orangerie in Place de la Concorde a Parigi si può ammirare la collezione delle Ninfee, poste su otto tavole che ricoprono interamente le pareti delle due stanze ovali del piano terra del museo. Lo spettatore viene completamente immerso e invaso dalla luminosità e dalle linee sinuose delle opere che riescono a ricreare idealmente il giardino dell’artista. La forma ovale delle stanze poi conferisce la sensazione di un abbraccio proteso verso la nostra sensibilità che ci riporta a un mondo di ideale perfezione. Non ci sono cornici che creano limiti o barriere. Come una musica, la natura si spande in quelle stanze soavemente.
Ah, dimenticavo… secondo l’iconografia buddista i fiori di ninfea o di loto, rosa o blu, possono rappresentare gli esseri umani che vengono suddivisi in tre tipi. Dal momento che possono avere i piedi radicati nella terra, il corpo sommerso, e la testa fuori dall’acqua, questi fiori sono visti come metafore dello sviluppo dell’essere umano, perché emergono dalla melma e dalla corruzione, crescono attraverso l’acqua purificatrice e infine si mostrano e vivono grazie alla luce del sole.
Forse è questo il motivo che rende la ninfea un fiore così affascinante.