Solitudine e tortine al cioccolato
L’altro giorno sono stata in un pub. Con mio marito ed i miei bimbi. Era un sabato sera qualunque. Per essere il ventinove di novembre faceva un caldo incredibile. Siamo usciti con le giacchette e dei vestiti leggeri. Eppure dicevano che sarebbe stato l’inverno più freddo della storia dei tempi. Ma magari era solo una bufala sul web. Il locale è vicino casa, ha aperto da poco e viste le temperature miti, abbiamo deciso di fare una passeggiata. Entriamo nel locale e ci sediamo al tavolo di legno scuro. Il menu è già in bella mostra per noi affamati e i bimbi non vedono l’ora di rimpinzarsi di roba fritta. Anch’io in realtà. Nell’altro angolo della sala vedo un signore. Da solo in un tavolo da sei, unico tavolo disponibile tra l’altro. Mi sale una tristezza infinita. Ha davanti una birra chiara e un piatto di alette di pollo, credo alla messicana, piccanti, o forse sono solo bruciate. Le mangia con gli occhi bassi. Non è nemmeno attaccato al suo smartphone. La mia testa parte e va in giro, fa mille giravolte per poi riattaccarsi al collo. Ritorno a rivivere un sabato sera passato in ospedale al capezzale di mio nonno fresco di ischemia, con mia cugina Claudia. Sabato sera. Lei ed io a vegliare un vecchietto di novant’anni. Non l’abbiamo mai lasciato da solo. Gli altri compagni di stanza in effetti ci guardavano straniti, ma magari erano sotto l’effetto di cocktail farmacologici. Fatto sta che il dirimpettaio di mio nonno, ad un tratto si erge in mezzo al letto e dice a gran voce: “Lo vedete quel signore?” – indicando mio nonno – “Quel signore là ha seminato bene nella sua vita. E’ sabato sera e due ragazzine” – (e grazie per la ragazzina!) – “stanno qua invece di andare in pizzeria o a ballare”. E’ così infatti. Mio nonno, piccolo grande uomo, ha seminato e ora, durante la caduta, raccoglie i suoi frutti. Ecco io ora non conosco quel signore del pub. Può essere che io sia in preda alla sindrome premestruale. Ma gli uomini che mangiano da soli mi mettono sempre una tristezza infinita. Soprattutto di sabato sera. Possibile che non ci sia un amico, un cugino, un fratello, disposto a fargli un po’ di compagnia? Più delle malattie ciò che mi spaventa a morte è la solitudine. Se ti ammali ma hai al tuo fianco chi ti vuole bene, la pena è più leggera, perché si è in tanti a sostenerla, ma da soli come si fa? Perciò oggi e non domani, fate quella telefonata che da tanto tempo volete fare, non usate chat e messaggistica varia. Alzate la cornetta e fate sentire la vostra voce. Componete il numero e fate due chiacchiere. Che sia la mamma, la nonna, un amico, una zia, un fratello, ma fatelo. Facciamolo. Io nel frattempo preparo anche le tortine al cioccolato, che con il caffè ci stanno divinamente.
Ingredienti:
250 g di farina, 150 g di zucchero, 3 cucchiai di cacao amaro, 2 cucchiaini di lievito per dolci, 1/2 cucchiaino di bicarbonato, un pizzico di sale, 100 g di gocce di cioccolato, 90 g di olio di semi, 250 g di latte, 1 uovo.
In due ciotole capienti mischiare in una gli ingredienti solidi e nell’altra quelli liquidi (sbattendoli con un forchetta), molto velocemente.
Versare quindi gli ingredienti liquidi nei solidi e mescolare il tutto con una semplice forchetta.
Imburrare i pirottini e mettere in forno già caldo a 180° statico per quindici minuti circa.