Una famiglia felice
Una famiglia che tutti gli amici definiscono felice, oppure esemplare, o anche unita. E quel che stupisce è che non è l’esagerazione dei conoscenti, è forse la verità. Il padre funzionario dello Stato al ministero della difesa, la mamma ragioniera commercialista con un bello studio e tre figli Giovanna, Luca e Marco in ordine crescente di età: diciotto, venti e ventisei anni. E dai nomi dei figli si capisce anche il livello di religiosità quantomeno dei genitori, un terzo maschio si sarebbe chiamato certamente Matteo. Marco è ormai un uomo, con tanto di fidanzata prossima a diventare moglie, grazie al lavoro di lui al fianco della madre, orgogliosa di avere associato il figlio dottore commercialista. Luca è al secondo anno di legge e non sa che cosa farà. Giovanna ha quello che i genitori chiamano temperamento artistico, buoni profitti al classico, qualche ipotesi su architettura o design al Politecnico di Milano. I fratelli vanno molto d’accordo tra loro, anche se il grande è sempre stato troppo grande per gli altri due. Quando era ragazzo ha dovuto fare da baby sitter tante volte, ma via via che i fratelli sono cresciuti il divario si è fatto più visibile. Ma gli altri due non hanno mai dato segno di soffrirne, anzi i legami tra loro si sono rafforzati: feste, amici, vacanze, giochi, cinema insieme, e con grande allegria. Uscite sì con gli amici ma senza tante fidanzate e fidanzatini, ragazzi con la testa sulle spalle, altra espressione cara alle famiglie. Giovanna e Luca in comune hanno anche un’altra cosa, il modellismo navale dell’antichità. Navi egizie, greche, fenicie, romane, anche vichinghe sono in mostra ovunque, quando non partecipano ai concorsi dai quali spesso riportano premi. E i due fratelli passano molto tempo, specialmente dopo cena, in cantina che è il loro laboratorio. Grazie a questa passione una sera i due sono molto eccitati. I genitori capiscono che c’è qualcosa ma aspettano. Quando ormai sono alla frutta, Luca dice: <Abbiamo una notizia da darvi e qualcosa da chiedervi>. Prima la notizia, dice il padre, poi vedremo. <Beh – fa Luca – la notizia è che siamo stati invitati in Croazia a un fiera internazionale di modellismo navale>. E la richiesta? <Di poterci andare>. Padre e madre sorridono e poi concordano che si può fare, se la scuola finirà nel migliore dei modi. I due fratelli felici si guardano. Per un attimo, negli occhi. La madre vede quell’attimo mentre si versa il vino. I muscoli, dal tallone fino al collo passando dalla schiena, si irrigidiscono, quanto basta perché quell’improvviso immobilismo faccia traboccare il vino. Tutti esclamano: <Attenta!>. Lei si scuote, e dice che non importa tanto la tovaglia andava lavata. La serata finisce così. Quando i due figli si dirigono verso la cantina la madre li richiama dicendo: <Non sarebbe male se qualche volta passaste la sera con noi>. I due accettano subito e si dirigono in salotto. Più tardi a letto la madre parla al marito. La voce è ferma, dura. E a una obiezione dell’uomo lei replica: <Tu sei un uomo, non vedi e non capisci certe cose. Io sono una donna e una mamma. Si fa come dico io>. Al mattino i due figli si vedono comunicare, senza spiegazione, che non ci sarà nessuna fiera e che appena finita la scuola Giovanna andrà in vacanza dagli zii negli Usa, dove resterà per l’università. Lui, Luca, andrà all’Accademia ufficiali come più volte si era avanzata l’ipotesi. I ragazzi sono impietriti, cambiano continuamente colore e non aprono bocca, gli occhi fissi sulle scarpe. I due vanno ai rispettivi luoghi di studi, lui accompagna lei in auto come sempre, ma nel silenzio, assoluto e plumbeo. Ci vorranno ventiquattro ore per ritrovarli, al fondo di una lunga scarpata. I corpi sconnessi dal precipizio, senza cinture di sicurezza. Solo la mano destra di lui e quella sinistra di lei contratte in uno spasmo di tenera passione e di vergogna.