El cebo + M – Il mostro di Düsseldorf
El cebo (L’ esca) è un film del 1958 del regista ungherese Ladislao Vajda, tratto dal romanzo “La promessa” (1957) di Friedrich Dürrenmatt, scrittore svizzero.
Forse il titolo non vi è nuovo, dato che anche Sean Penn baserà il suo film omonimo del 2001, con Jack Nicholson, su questo romanzo.
La tranquillità di una piccola cittadina viene sconvolta da un misterioso assassino di bambine, che ha appena portato a termine il suo ultimo omicidio uccidendo un’altra innocente vittima.
Partono immediatamente le indagini per cercare di capire chi è questo mostro che uccide bambine adescandole in pieno giorno.
Quando ho letto la trama di El cebo sul dvd, prima di vederlo, mi sono detta:” Ah, come M – Il mostro di Düsseldorf (1931) di Fritz Lang!”
Ebbene, non mi sbagliavo. L’analogia delle trame è palese.
Un mostro che uccide bambini innocenti e l’indagine per risolvere il mistero.
La tematica non è leggera ed è difficile che lasci indifferente lo spettatore.
Uccidere bambini è sempre stato considerato come un crimine elevato alla seconda, anche da chi non è completamente estraneo agli omicidi.
I due film trattano in modo diverso la tematica; per quanto riguarda l’aspetto psicologico dell’assassino, M – Il mostro di Düsseldorf è senza dubbi più completo e scioccante.
La scena finale del film di Lang offre un’ immagine di folle e disperata confessione, per cui vale la pena, se vi annoiate per tutto il film, prendere un caffè e restare svegli: non potete perdervela.
Mi vorrei soffermare però sugli inizi dei due film per riflettere su un aspetto in particolare, ovvero il mostrare o non mostrare un orrore.
Ecco allora le immagini che descrivono la morte delle bambine:
El cebo
M – Il mostro di Düsseldorf
Nonostante il brutale assassinio non vediamo sangue, pelle squartata, ossa scoperte.
Voi direte, era il 1931 e il 1958, le immagini si usavano con cautela.
Questo è poco ma sicuro.
Oggi siamo abituati a vedere di tutto e di più, si dice che la violenza se uno ne vuole parlare la deve mostrare fino in fondo. Ma io mi chiedo: è facile mostrare un bambino morto assassinato?
Un regista deve fare una quantità infinita di scelte quando gira un film, tra le quali: mostrare o non mostrare?
Come faccio a far capire allo spettatore che la bambina è morta? Come glielo faccio vedere?
Nel caso di El cebo vediamo un braccio, il resto è coperto dalle foglie.
Nel caso di M – Il mostro di Düsseldorf vediamo l’assenza della bambina. Le scale, senza Elsie che le sale, il tavolo, senza la bambina che mangia, il suo pallone e il palloncino regalatole dal mostro, ormai abbandonati.
Qual è il modo più efficace di rappresentare una morte?
Mostrandolo o lasciandolo implicito?
E’ difficile persino parlare di quale sia il metodo più facile, perché se da una parte si potrebbe dire più facile non mostrare un corpo martoriato, utilizzare un escamotage per nasconderlo, per risultare più “puliti”, dall’altro, quella tendenza tipica dei giorni nostri a mostrare tutti i fatti nudi, e soprattutto crudi, potrebbe essere visto come un’assenza di creatività.
Tuttavia è quest’ultima tendenza che ha il predominio sullo schermo oggi.
Ma la morte di un bambino sarebbe davvero così semplice da mostrare, anche ai giorni nostri?
Qui sotto vi lascio il trailer di El cebo ed M – Il mostro di Düsseldorf completo.
Buona visione!
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=bMxbH8x9w04] [youtube http://www.youtube.com/watch?v=JAgGx_PP_1I]