Microonde: usi e costumi degli impazienti
E’ tutta colpa di una tavoletta di cioccolato. Il forno a microonde l’ha inventato una persona golosa. E impaziente. 1945: lo statunitense Percy Spencer stava lavorando alla costruzione di un magnetron per apparati radar nell’azienda Raytheon. Non chiedetemi di spiegare che cosa è un magnetron, perché sarebbe molto noioso. Vi dico solo che è uno strumento usato nella fisica e ha a che fare con i raggi magnetici (ma và?). Si da il caso, tuttavia, che Percy avesse una tavoletta di cioccolato in tasca. E che questa, proprio con le microonde dell’impianto, avesse iniziato a sciogliersi. Ora, al di là dell’indubbio scompenso che il nostro Spencer deve aver avuto (pantaloni inzozzati e specialmente tavoletta non più sgranocchiabile), da lì derivò la scoperta: le microonde scaldano. E velocemente.
Da bravo americano Percy pensò subito ai pop corn, che si rivelarono ideali da cuocere con le microonde. Il secondo tentativo, invece, non fu così geniale: l’uovo gli scoppiò in faccia. Ma tanto Percy doveva aver fatto l’abitudine a sporcarsi con il cibo. Il motivo è semplice: le microonde sono in grado di scaldare in tempi rapidi sostanze ad alto contenuto liquido o lipidico. Per questo gli alimenti si cuociono prima all’interno e poi nella parte esterna, che solitamente è più solida e secca. Ed è per questo che l’uovo conviene cuocerlo ancora al tegamino.
Se il primo forno a microonde era alto 1,80 m e pesava 340 kg, con un costo decisamente poco abbordabile ai più, già negli anni Settanta il 95% degli americani ne possedeva uno. In Italia, invece, il boom è avvenuto solo sul finire degli anni Novanta, anche perché in molti l’hanno demonizzato, sostenendo che fosse pericoloso per via delle onde radio. Da questo punto di vista, si riflette cristallino il nostro fare incoerente: la dannosità di un forno a microonde non è di certo più elevata rispetto a quella di un telefono cellulare, aggeggio che invece nel Bel Paese ha da subito spopolato alla grande.
Non è tutto oro quel che luccica, ovviamente. Non si cuoce una torta nel microonde. Semmai la si riscalda. E nemmeno i biscotti o l’arrosto possono uscire da quel fornetto. Insomma, ci sono cose per cui bisogna aspettare. Vedere mentre lievitano o prendono doratura. Sentire il profumino per tutta la casa. Il punto è un po’ questo:
il forno a microonde non deve il suo successo tanto alla mancanza di tempo, quanto all’impazienza
In ogni caso, ci sono usi e costumi impensati. O meglio: usi e costumi che solo io posso pensare, specialmente se non riesco a dormire. Come l’idea di mettere sciarpa e calzini nel microonde, giusto per qualche secondo, e vedere se sono una buona strategia anti-freddo. O scaldare il torrone morbido o gli marshmallow, quando arriva Natale. O ancora, che effetto potrebbe avere il bagnoschiuma bollente. E le fette biscottate? Provate e fatemi sapere.