La Sfida dell’Alchimista
Spesso la vita conduce noi esseri mortali di fronte a sfide che paiono impossibili. La posta in gioco è troppo alta, la paura di fallire aumenta esponenzialmente, ed ecco che i nostri sogni e aspirazioni vengono messi da parte in favore di frasi del tipo: E’ troppo difficile, non ce la faccio, raggiungere il mio obiettivo è impossibile, il destino mi è contro o vorrei avere più fortuna.
Bene in quei momenti, tra le varie cose, ho scoperto quanto sia utile guardare al passato innanzitutto, ed in particolare ad un uomo che con la sua audacia e il suo folle disegno di cambiare il mondo alla fine c’è riuscito davvero, anche se non lo ha saputo mai. La persona di cui parlo è Cristoforo Colombo.
Colombo ha compiuto un’impresa titanica: attraversare quello che al tempo era chiamato il mare oceano sulla presunta rotta per le Indie non dev’essere stato uno scherzo. Allora si avevano diverse teorie a riguardo. Dal pensiero che navigando e navigando si arrivasse sull’orlo della terra per poi cadere nello spazio, a quello secondo cui il mare oceano era popolato da ignoti misteri e pericoli innominabili: mostri marini, popoli violenti e deformi, e destini senza perdono attendevano chiunque si avventurasse oltre i confini del mondo allora conosciuto. Colombo tuttavia era convinto che la terra fosse sferica, e che il mare oceano dovesse necessariamente curvare sulla superficie terrestre per andare a bagnare poi le coste dell’Asia. Il navigatore Genovese era chiaramente ignaro che, sebbene la sua intuizione fosse giusta, la terra bagnata dal mare oceano non era l’Asia bensì le Americhe. Organizzare la sua impresa, convincere altri uomini a seguirlo, e quindi in poche parole portarli a vedere nella loro mente la stessa visione che popolava la sua, richiese anni di sacrificio e impegno. Quasi tutti i regnanti d’Europa non si convinsero del piano di Colombo e lo trattarono come un pazzo o un ciarlatano. Ma Colombo era troppo sicuro della sua idea; lui credeva veramente che fosse possibile raggiungere l’Asia via mare e infine, dopo anni di porte sbattute in faccia e di frustrazione personale, incontrò Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona che finanziarono e appoggiarono il suo viaggio dandogli tre caravelle note come Nina, Pinta e Santa Maria. Colombo, grazie alla sua audacia e al suo cieco atto di fiducia in se stesso e nelle proprie idee, fu in grado di trasformare quello che inizialmente era poco più che un miraggio sbiadito del suo cuore in un fatto concreto, storico e verificabile.
Se Colombo, nonostante le insidie e i problemi, è riuscito ad attraversare un mare considerato non traversabile e a scoprire una nuova terra, allora pressoché qualsiasi impresa terrena è alla nostra portata.
Tutto ciò che dobbiamo fare è trasformare il nostro pensiero in azione, far sì che ciò che vede il nostro occhio interiore diventi qualcosa di toccabile esternamente, qualcosa di cui tutti possano verificare l’esistenza meravigliati. Un uomo del nostro tempo che in questo fu molto simile a Colombo è Oberto Airaudi, meglio conosciuto come Falco, il fondatore dell’eco comunità spirituale di Damanhur, nella Valchiusella Piemontese.
Pochi in Italia sono al corrente che, nel cuore delle Alpi sopra Ivrea, da più di trent’anni è in atto un esperimento sociale che dimostra come un altro mondo sia possibile. Damanhur è un eco comunità basata su valori etico spirituali dove le persone hanno scelto di unire le forze per dare vita ad una visione differente e originale della vita. Su tutto il territorio della Valchiusella, Damanhur si sviluppa in diversi nuclei comunità da 20-30 persone l’uno circa, i quali fanno
gli uomini sono tutti piccoli; è la loro capacità di trasformare i pensieri in azione a farli diventare grandi.
Di fatto Damanhur è riuscito a costruire un modello di società alternativa in seno allo stato italiano e lo ha fatto solo grazie ad un manipolo di persone ispirate e che hanno creduto, insistito e persistito nonostante ci fossero molti segnali a cercare di scoraggiarli, a dir loro di tornare indietro.
Damanhur si distingue inoltre per la sua forte componente di ricerca e evoluzione spirituale, un aspetto che avvolge la vita dei Damanhuriani come una coperta di Linus dalla quale è impossibile liberarsi. Sintetizzare la loro complessa visione del mondo in poche righe non renderebbe giustizia al percorso che questi individui stanno portando avanti. Per questo mi limiterò a dire che a Damanhur le persone vengono spronate a imparare e a migliorarsi in ogni campo artistico, artigianale, tecnico o scientifico, ma anche in settori più sperimentali e coraggiosi. Partendo da questo proposito di conoscenza non vincolata a limiti precostituiti o a paradigmi soffocanti, la ricerca è libera di spingersi anche in territori insondati, andando a sfiorare l’esoterismo, le tradizioni rituali, magico e filosofiche di antiche civiltà, fino ad arrivare alla medicina tradizionale e alle pseudoscienze. Un esempio concreto della loro dottrina spirituale è l’imponente opera conosciuta come Tempio dell’Umanità.
Nessuno potrebbe immaginarsi che scavato nella profondità delle Alpi, esista questa struttura architettonica frutto del lavoro di tante mani e cuori che hanno battuto e lavorato all’unisono verso un fine comune. Il tempio, magnificamente decorato e composto da numerose sale, celebra il percorso spirituale dell’umanità, indirizzato al costante miglioramento delle proprie capacità sensoriali e umane e al costante bisogno di conoscere sempre di più sulla materia che lo circonda.
Airaudi, o Falco, è colui che ha dato il primo impulso affinché un luogo come Damanhur potesse esistere. Agli inizi Airaudi non era che un semplice uomo animato da una curiosità e da una sensibilità fuori dal comune. Aveva una propria visione, un proprio personale incanto del mondo. Aveva un motore immobile nel quale credere e il grande desiderio di poter riuscire a mettere in pratica il vortice di immagini e idee che di sicuro sgorgava in un getto continuo nella sua mente. Falco, come Colombo, era talmente convinto che i suoi pensieri e teorie avessero il potere di diventare realtà da riuscire a convincere di questo tante altre persone. Ha avuto il coraggio di credere nell’impossibile ed in questo modo ha fatto sì che l’impossibile diventasse raggiungibile, dando forza e speranza alle tante persone che lo hanno aiutato a dimostrare il suo assioma: Se sono in grado di pensarlo, allora sono anche in grado di permettere che questa cosa esista nella realtà, perché il pensiero dell’uomo è creazione pura, in grado di influenzare significativamente il mondo circostante.
Oberto Airaudi oggi non c’è più. Come dicono i Damanhuriani, ha lasciato le proprie spoglie corporee in una sera di giugno del 2013 ma quello che la sua esistenza ha rappresentato per tanti Damanhuriani, e non solo, non morirà facilmente.
E così ogni volta che mi sento sconfitto, che mi accorgo di quanto la cima della montagna dei miei traguardi sia inarrivabile, mi tornano in mente l’esempio di Colombo e gli insegnamenti di Oberto Airaudi e dei Damanhuriani, un messaggio che spero di non dimenticare mai: gli uomini sono tutti piccoli; è la loro capacità di trasformare i pensieri in azione a farli diventare grandi.