“Dino”, storia di un angelo e di una corda recisa
Un angelo inatteso, irrequieto, imperfetto nella sua convinzione di perfezione, balbuziente perché disabituato all’eloquenza impura degli umani. Un angelo salterino, curioso, un angelo che parla al pubblico alternando olofrasi, quasi un fanciullo alle sue prime armi con le capacità linguistiche.
Un messo divino che vorrebbe far propria la colpa e l’imperfezione umana, essere cassa di risonanza di tutti i difetti terreni; un essere che arde per recidere il cordone ombelicale che lo tiene legato – impiccato? – al suo dio. Un angelo che invidia gli umani mentre quasi li prende in giro: ride delle frasi che, da lontano, sente ripetere meccanicamente ad ogni lutto, delle ipocrisie e della falsità, della goffaggine che porta gli uomini ad imitarsi a vicenda senza mai il coraggio di essere davvero qualcosa di nuovo.
Dissacra, l’angelo balbettante, ma senza giudizio né superiorità alcuna: gli fanno quasi pena, questi umani. E vorrebbe essere uno di loro, l’angelo.
Preparatevi quindi ad assistere ad una metamorfosi angelica sul piccolo palco delle Carrozzerie n.o.t.
Dal 4 al 6 dicembre è infatti in scena “Dino”, monologo liberamente ispirato a “Il Re del Plagio” di Jan Fabre. Un Bernardo Casertano solo sul palco, legato ad una corda. Che è un po’ cordone ombelicale, un po’ guinzaglio, un po’ fune da impiccagione, un po’ ali angeliche, un po’ gingillo su cui giostrarsi per mascherare l’impaccio, un po’ trampolino di lancio ma di un lancio sempre controllato e circoscritto.
“Dino” è la storia della recisione di una corda. La storia di un lancio dall’altalena
Ecco perché l’angelo presto si stanca di essere angelo.
“Dino” è la storia della recisione di una corda. La storia di un lancio dall’altalena, come suggerisce la stessa locandina. Ricerca del fallimento, strenuo anelito di colpevolezza, bramosia di patetica umanità.
Poi un improvviso squarcio di voci finalmente terrene fa incursione nello spettacolo. Cambia il linguaggio, l’estetica, le luci, la voce. La sacralità imperfetta lascia spazio a urla partenopee di una madre disperata. Addio purezza: ora è la terra a parlare un linguaggio sporco, sfaccettato, umano. È una voce in preda alle emozioni. Cielo e terra, sacro e profano si danno la staffetta.
“Dino” è la storia di una corda recisa, di un salto dall’altalena, è allegoria universale di una vita che inizia. L’addio ad un Paradiso di plastica, l’incontro con le emozioni.
“Non conosco la parte che recito.
So solo che è la mia, non mutabile.
Il soggetto della pièce
va indovinato direttamente in scena”
E’ così per l’angelo che cerca la vita in terra.
È così per lo spettatore che non sa cosa si troverà di fronte quando deciderà di assistere allo spettacolo di Casertano.
È così la vita tutta, dal momento in cui si nasce, secondo la shakespeariana associazione fra vita e teatro: sei calciato controvoglia sul palco e giochi a improvvisare più o meno malamente.
“Dino” è la storia di una corda recisa, di un salto dall’altalena, è allegoria universale di una vita che inizia. L’addio ad un Paradiso di plastica, l’incontro con le emozioni.
Info:
Carrozzerie n.o.t
Via P. Castaldi 28/A, 00153 Roma
email carrozzerienot@gmail.com