Quel cerchio alla testa
Il continuo andirivieni nell’ambulatorio medico rendeva l’aria afosa. Il calore del riscaldamento, gli abiti invernali e il respiro e la traspirazione di tutti davano all’ambiente un sentore da bagno turco ma in versione sgradevole. Per di più la difficoltà fisica, anche psicologica, si tramutava in attesa insopportabile grazie alle conversazioni di arzillissimi detentori della terza età che si ostinavano a vantarsi delle proprie malattie, infinite e inesorabili che, con bella evidenza, non sembravano tuttavia lasciare traccia sulla loro fonte di energia, almeno verbale.
Non mancavano mamme con relativi bambini inquieti alla ricerca di spazio e movimento. Ecco che il bagno turco era in realtà anche chiassoso, confuso: tutto poteva sembrare tranne che un luogo di sofferenza in attesa di diagnosi. Meglio pareva una festosa occasione di incontro dove le disgrazie fisiche, vere o apparenti, erano il collante dell’evento. Ogni tanto, a placare, appariva la dottoressa che recitava frasi del tipo: “Certo, signora, la faccio subito“, oppure “Tranquilli che tanto visito tutti. Solo un po’ di pazienza“. Subito dopo l’umanità festante nel dolore riprendeva il sopravvento sulla quiete.
La signora Elena, coniugata Marchesi, era lì con il classico cerchio alla testa. Non ne veniva quasi mai abbandonata. Non era strettissimo e doloroso ma costante, una sorta di aureola di martirio che l’accompagnava tutto il giorno, peggiorando in tarda serata. Il marito, brav’uomo ma di poco costrutto, le ripeteva che non aveva niente, solo fisime femminili. Il mal di testa, come è noto, è molto mal visto dagli uomini e, il più delle volte, neppure creduto, in quanto in odore di scusa per non ottemperare agli obblighi coniugali. D’altra parte il solo chiamarli obblighi li rende un po’ sinistri e tali da indurre a cefalee, emicranie e nevralgie. In realtà la signora Elena non si sottraeva, anzi faceva il possibile e si guardava bene dal dire al marito che il dopo era peggio del prima.
Elena rifletteva e, non senza imbarazzo, notava che la pressione del cerchio si fosse allentata
Brava e sensibile, ammise la signora Elena, anche se non riusciva a toglierle il mal di testa. La conversazione andò avanti per un bel po’, trattando di figli, lavoro, difficoltà finanziarie e altri eventi del vivere quotidiano. Finché non scoprirono di essere una dopo l’altro alla visita: prima lui poi la signora Elena.
E’ un vero piacere, si fece scappare lui, conversare con lei e non capita spesso. Mi piacerebbe, aggiunse, una volta prendere un caffè con lei. Lei fece un sorriso mentre la dottoressa sulla porta dello studio chiese chi fosse il prossimo. Lui si alzò, fece un leggero inchino alla signora Elena e si avviò. Elena rifletteva e, non senza imbarazzo, notava che la pressione del cerchio si fosse allentata come se qualcuno avesse dato una scrollata all’ipofisi e questa finalmente si fosse decisa a produrre endorfine. Pensava, pensava, quando il professore uscì andandole incontro: “Ora sta a lei, signora Elena…” . “No“, rispose la signora, “sta al caffè, giusto?“. “Giusto”, riconobbe il professore, “proprio giusto“. Lei sorrise, con il mal di testa in .