Fisioterapia con Eros
Eccone un’altra. La voce si sparge, l’elenco delle mie pazienti si allunga. Sono contento, ho l’occasione di fare star bene un po’ di persone. Donne, per la precisione. È a loro che mi sono dedicato.
Quando mi sono laureato in fisioterapia credevo di avere le idee chiare: volevo alleggerire il dolore delle persone con le mie mani. Solo l’idea mi regalava un senso di euforia, quasi di onnipotenza, certamente di utilità.
Come è stato che la mia clientela è diventata quasi esclusivamente di donne? Quando è che ho pensato a una fisioterapia con Eros?
Ad un certo punto mi sono reso conto che alleviare il dolore non mi era sufficiente. Io volevo regalare piacere. Quando nel mio studio arrivavano signore piacenti, ma depresse perché avevano un problema fisico che le faceva sentire vecchie ben oltre l’età anagrafica, io avvertivo un bisogno irrefrenabile di far tornare il sorriso su quei volti più o meno maturi. Oltre un certo limite di età o avvenenza le care donne dovevano accontentarsi di recuperare mobilità o funzionalità. A loro non svelavo il mio vero mandato.
quando vedo la lingerie che indossa, non posso reprimere un sorriso, che lei non vede perché mi volta le spalle. Il passaparola ha funzionato ancora una volta
Le chiedo di spogliarsi, la devo visitare.
Esita solo un attimo, ma poi procede. È un po’ imbarazzata, ma quando vedo la lingerie che indossa, non posso reprimere un sorriso, che lei non vede perché mi volta le spalle. Il passaparola ha funzionato ancora una volta, le mie pazienti soddisfatte parlano di me alle amiche e queste arrivano preparate, che abbiano veramente problemi di salute o no.
Claudia, così si chiama la donna, sotto il leggero vestito estivo così corto da rivelare belle gambe nervose, indossa un completo rosso. Reggiseno a balconcino e perizoma brasiliano in pizzo coordinato.
Se fossi psicologo indovinerei un residuo di passione sotto la biancheria così audace; passione e voglia di piacere ancora. Non m’interessa sapere se la sua situazione sentimentale attuale è soddisfacente o inesistente.
A me interessa lei, ora.
La visito con fare professionale. Le sfioro la schiena, bella, dritta, le spalle larghe e la vita arrotondata ma non troppo, diciamo ammorbidita. I fianchi sono pure leggermente tondi, ma poiché complessivamente il fisico è snello, la morbidezza acquisita può solo essere gradita.
Annuisco alle spalle di Claudia e continuo a sfiorarla, gentilmente, delicatamente. È difficile credere che questa schiena sia sofferente. Anche se in effetti un po’ di rigidità la sento sotto le mie mani. Ma sento anche che al mio tocco la pelle si increspa in un brivido. Eppure siamo solo all’inizio…
La faccio piegare in avanti, chiedendole di appoggiare le mani sulle ginocchia. Così facendo il sedere fasciato dal brasiliano sporge in fuori. Sì, un po’ di cellulite c’è, nonostante tutto, ma che fa? Non è così fastidiosa.
Passo le mani sulle natiche, una carezza lieve, che lei potrebbe interpretare come casuale.
“È qui che fa male?” chiedo al suo sussulto. E lei annuisce, mantenendo la testa bassa e lasciando che i capelli le nascondano la faccia.
Diagnosi fatta. Solo un po’ di indolenzimento muscolare, le dico, possiamo procedere subito, se vuole. Alza il capo, tra i biondi capelli scomposti vedo il luccichio degli occhi e un lieve rossore delle guance. “Magari…”, sospira.
E allora procedo.
Spengo le luci dello studio, lascio accesa solo una lampada in un angolo. Accendo però delle candele profumate sparse qua e là. Un odore di sandalo si diffonde subito e le fiammelle rischiarano la penombra. Metto una musica soft che l’impianto diffonde in sottofondo, qualcosa tipo new age, che è sempre adatto in queste occasioni.
Intanto su mio invito lei si è stesa sul lettino a pancia in giù. Pratico un leggero massaggio sulle gambe, cominciando dalle dita dei piedi, che hanno lo smalto dello stesso colore della biancheria. Procedo dal basso verso l’alto, prima una gamba, poi l’altra. Arrivo fino alla radice della coscia, all’interno. Tocco la stoffa dello slip, ma la ignoro.
Riscaldo un olio profumato sulla fiamma di una candela. Gliene verso due gocce sulla schiena e continuo il massaggio. Lento, molto lento. Parto dal basso, dal bordo dello slip. Faccio colare un po’ di olio sotto e il rivolo scende lungo il solco, lento e sornione. Le natiche si stringono involontariamente, ma io le accarezzo e le faccio rilassare. E intanto con le mani esploro ogni centimetro di pelle della schiena. Faccio qualche pressione sulla colonna che poi allento subito, mi dirigo verso le scapole e ci giro intorno. Le dita scivolano oltre le costole, ai lati del torace, verso il seno schiacciato sul lettino e dentro il reggiseno. Piccole carezze tranquille, ma che hanno un qualche effetto. La schiena s’inarca leggermente, le gambe si aprono.
Torno verso la parte bassa. Il massaggio continua e si concentra sui glutei. Procedo in senso rotatorio, allargandoli sempre un po’ di più. Allargo talmente che il filo dello slip si muove e lascia intravedere il buchetto. Ci sono delle contrazioni, e qua sotto avverto anche l’odore degli umori femminili.
Chi dice che in età di menopausa la donna non produce più ferormoni ed è soggetta a secchezza, non ha mai fatto il mio mestiere come lo faccio io. Garantisco che la donna matura, ben trattata, si eccita e si bagna come e più di un’adolescente. Perché lei sa cosa viene dopo, o lo immagina, e lo aspetta, lo vuole.
Passo un dito nel solco, scendo più in basso e in effetti trovo del bagnato, dell’umido che cola verso la carta del lettino. Intingo il dito indice, lo passo sull’interno delle cosce, proprio vicino all’apertura, ma la ignoro, per il momento. Risalgo, tendo il filo dello slip e immergo delicatamente dito e tessuto nell’orifizio posteriore. Nello stesso tempo mi sono posizionato in modo da avvicinare la mia bocca al collo di Claudia e metto in movimento la lingua. Lei ha un sobbalzo, ma non protesta.
Sposta i capelli dal collo perché abbia più spazio per leccarla e sporge il culo in alto. Non sento molta resistenza e allora infilo anche un secondo dito con tranquillità. Ora passo la lingua su tutta la colonna. È un tipo di massaggio che ho inventato io e funziona. La stimolazione posteriore e la lingua sulla schiena in contemporanea piacciono molto.
Ma so che non bastano.
Claudia geme, capisco che vuole di più, ma dovrà aspettare ancora un attimo. Il piacere non può limitarsi solo a questo. Anche io sento tendersi i pantaloni sul davanti. Dare piacere è un eccitante pazzesco per me, mi erotizza come poco altro.
Garantisco che la donna matura, ben trattata, si eccita e si bagna come e più di un’adolescente.
La faccio girare. Non le tolgo la biancheria, io amo la lingerie, in queste donne infonde sicurezza, perché i difetti sono un po’ mascherati da imbottiture e sostegni strategici. Mi fanno tenerezza se restano vestite, e certe cose si possono fare lo stesso.
Ripeto il rituale con l’olio caldo. Ora è ancora più caldo. Le abbasso il balconcino e le verso un po’ di olio sui capezzoli. Il seno è solo leggermente rilassato. Non sta su baldanzoso come in una ragazza, tende a cadere sui lati. Ma non è male per essere almeno una quarta misura. L’olio raggiunge i capezzoli e fa il suo lavoro. Io aiuto e li stringo delicatamente con due dita, poi aumento la pressione e massaggio anche tutto il resto delle mammelle, strizzando e accarezzando, in senso circolare prima, poi verso l’alto. Il massaggio del seno è una procedura delicata, bisogna essere leggeri ma decisi.
Il respiro di Claudia è ormai accelerato e la vedo inarcare i fianchi. Distribuisco ancora l’olio, ne verso un po’ nell’ombelico e lascio che la riscaldi tutta prima di cominciare il massaggio dell’addome.
Qui sì il tempo ha lasciato il segno. Smagliature, rilassatezza e un piccolo strato di grasso. Anche la cicatrice di un intervento pregresso. Massaggio tutto senza badarci. Non saranno questi piccoli segni a fermarmi.
Sento la tensione nella consapevolezza di Claudia che si allontana. Verso ancora una goccia di olio sotto l’orlo degli slip. È caldo, lo so. Sposto di lato l’indumento e soffio sul sesso scottato e bagnato. L’effetto caldo-freddo ha un effetto dirompente sulla donna, che si lascia scappare un grido. Lo soffoco sul nascere piazzando la mia lingua nella sua bocca, sporcandomi di rossetto, scambiandoci saliva e desiderio.
Ma le mani non si fermano e mentre una procede scendendo dall’addome verso il basso, l’altra risale e si dedica ai seni alternandoli. Oltre lo slip le dita trovano la zona più delicata da massaggiare. Ma io so come fare. Con delicatezza iniziale e poi con decisione, addirittura attraverso il tessuto; basta il pollice. Le altre dita invece si dividono e vanno nelle due fessure già esplorate.
è l’esplosione che aspettavo. Selvaggia, libera
Le candele sono in parte consumate quando Claudia ritorna in sé. È disfatta e bellissima. L’aria è pervasa da mille profumi, ma il suo odore di femmina è molto più penetrante.
Si gira di nuovo sulla pancia, dimostrando che in effetti la schiena, se mai le avesse fatto male prima, ora le è di certo guarita.
Mi fa segno di avvicinarmi dalla parte della testa.
“Mi pare che la terapia ha funzionato. Non mi resta che pagarle l’onorario”.
E così dicendo allunga le mani verso la cerniera dei miei pantaloni, che è giusto all’altezza del suo viso. Mi guarda negli occhi mentre l’abbassa e sorride.
La musica sta andando ancora. Io sospiro e attendo l’attimo miracoloso.
Non ho mai detto che lavoro gratis.