Un morto è morto!
Cenere eri e cenere tornerai. Quando uno è morto, è morto davvero. Addio. Finito. Non puoi dire scherzavo e ripensarci. Non è come il game over dei video giochi, quello per cui poi riparti da zero.
Avete mai provato a mandare mail o sms ai defunti? Io sì, e non mi hanno mai risposto. Invece una signora inglese ha avuto più fortuna. Lei e la famiglia avevano simbolicamente seppellito la nonna con il cellulare nelle mani. Immaginatevelo al posto del rosario. E un giorno la donna ha avuto la geniale idea di scrivere a grandma, per raccontarle dei problemi che stavano affliggendo lei e il resto della famiglia. Non mi è ben chiaro come mai ricevere una risposta – Andrà tutto bene. Ce la farete. – qualche giorno più tardi, l’abbia tanto sconvolta.
perché denigrare il bisogno tutto terreno – ed estremamente legittimo – di trovarsi a pochi centimetri dai resti di una persona cara?
Nulla di così etereo come il post-mortem suscita reazioni tanto terrene. C’è chi taglia ciocche di capelli ai defunti, prima che chiudano la bara. C’è chi mette peluche e gioielli a far compagnia alla salma. Gli egizi, per esempio, riempivano i sarcofagi con prelibatezze culinarie, per accompagnare il defunto nel suo lungo viaggio. Si sa mai che gli venisse fame. E che cosa c’è di più materiale dei cimiteri? Fiori, loculi, lapidi, ceri e fotografie. Il fatto più curioso, però, è che gli assidui frequentatori di quei luoghi si professano convinti anti-materialisti. E allora perché il bisogno di visitare le tombe proprio il primo di novembre? Il calendario non è un oggetto materiale? Un giorno non vale l’altro? Ma specialmente: Perché negare che quelle spoglie non siano più lui o lei? Lo sono. Certo, in qualità di corpi deceduti. L’anima chissà.
Una cosa, però, estremamente sensoriale e proprio per questo materiale, non riesco a tollerarla. Il rumore. Il rumore del lanciafiamme che fonde l’acciaio per sigillare la bara. Lo si può sentire anche per strada, passando vicino alle impalcature su cui lavorano muratori e operai edili. Solo il suono emesso dal feretro che esce dal carro funebre, di solito per essere trasportato all’interno della chiesa o del cimitero, produce uno strazio simile. Che sia l’udito o il cuore a farsi il male maggiore è indifferente. Fa proprio male.
Ma, per chiosare in allegria, vi lascio con un ossimoro grottesco, a cui la consuetudine ha levato ogni nota macabra e che, proprio per questo, ai miei occhi suona buffo. Tizio è deceduto, ma vivrà per sempre nei nostri ricordi. Non è ridicolo? Caso mai saremo noi a vivere e rivivere quei ricordi. Non Tizio. Per favore: un morto è morto!