Facebook, thanks!
Una delle cose che deve saper fare un Social Media Specialist, oltre ad amare Twitter e quindi avere tutta la mia stima, è anticipare le mode. Sapete no, gli argomenti caldi da social (serie tv, politica, tette e gelati) oppure i vari tipi di meme.
Ci sono dei segni che non è difficile riconoscere in contenuti che sono potenzialmente virali. L’empatia, la vicinanza, alti livelli di demenza. Scoprire queste cose ancora prima che sbarchino sui social, invece, è roba da nerd che sanno dove sono nel web gli alberi che producono i virus per i contagi. Per quanto mi riguarda, io sono sempre stata circondata da amici che erano molto, ma molto nerd, e ho imparato da loro. Quindi potrei anche dire che ho sempre vissuto di luce riflessa.
Per questo ho scoperto Facebook Thanks dodici ore prima che il Fatto Quotidiano ci facesse un articolo.
Se non sapete ancora cos’è, ve lo racconto brevemente. Simile al video che uscì l’anno scorso per il compleanno di Facebook, invece di parlare solo di voi, pesca dal vostro profilo i contenuti che avete condiviso con qualcuno in particolare: un amico, un partner, un parente. Secondo il mio modesto parere di social media specialist junior, in massimo un mese vi troverete la bacheca piena di queste ovazioni all’amore e all’amicizia. Preparatevi.
E andateci, dopo aver letto questo articolo. Perché proverete due cose fantastiche:
1 – La commozione
Nella piccola lista che troverete sulla sinistra della pagina Thanks, i primi tre posti corrisponderanno al vero. Io, almeno, avevo mia cugina e le mie migliori amiche. E il video l’ho montato di gusto, ho levato alcune immagini, le ho sostituite con delle citazioni, ed era tutto così glitterato e pieno di estrogeni che ho anche cliccato su condividi. Poi ho pensato: “Aspetta, come scelgo? Non posso condividerne solo uno tra loro tre, devo farlo per tutte, e questo vuol dire tre video che appariranno sulle bacheche di tutti, ma a tutti che gliene frega?”.
Ovviamente, Facebook ha reso impossibile la condivisione privata. Quindi prevedo anche un effetto collaterale dell’esplosione sui social: le scenate di gelosia.
Però ve lo consiglio. Perché a volte è bello guardare un filmato, anche se fatto da un algoritmo, che rappresenta qualcosa per voi, senza per forza doverla condividere con il mondo.
2- I cambiamenti
Mi sono iscritta a Facebook nel 2008. Ora sono più grande, meno social dipendente, e sto con una persona che se fosse il riferimento delle statistiche di Facebook, Mark Elliot Zuckerberg si sarebbe dato alla coltivazione dei pomodori da un paio d’anni. Guardando il “nostro” video ho sentito come se qualcuno mi avesse trasportato indietro nel tempo di almeno due anni, al momento in cui eravamo conoscenti. Messaggi in bacheca per il compleanno. Foto fatte in serate in cui le nostre vite si incrociavano per caso, una volta l’anno, in tempi non sospetti. Mi ha fatto ridere. E alla fine, mi sono commossa comunque. Forse ancora in balìa della tempesta di estrogeni di cui sopra.
No, non c’era niente di romantico. Eppure, visto oggi, dopo tutta quest’acqua sotto i ponti, è stata una cosa dolcissima.
Si può odiare Facebook per l’uso improprio che fa di tutti i nostri contenuti. Non fa mai male soffermarsi un attimo a pensare che ciò che scriviamo o le foto che mettiamo non sono tra noi e i nostri amici, ma c’è un terzo incomodo guardone che tiene le fila di tutto e lo possiede, quel tutto. Cosciente di questo, non posso fare a meno di dire che usare Facebook Thanks è stato come guardare un piccolo cortometraggio nel quale qualcun altro ha pescato i momenti significativi, in base al tema che tu gli hai dato, e ti ha sorpreso. Descrivendo per filo e per segno chi eri, per farti vedere poi dove non pensavi neanche di arrivare.
Per questo, presa dagli ormoni, ringrazierò un poco il nostro dittatore Facebook. E dirò un grande grazie, in preda agli estrogeni, a quei primi tre posti, che sono sempre con me come una costante, e uno ancora più sentito a tutto quello che accade, nella vita, di inaspettato.