AREM: E se il tuo ricordo più prezioso fosse messo in scena?
AREM è lo spettacolo che mette in scena i ricordi degli spettatori. Torna in scena anche in questo autuno nell’ambito della rassegna Her.S al Teatro dell’Orologio di Roma. Lo trovate ancora dal 21 al 23 novembre e dal 28 al 30. Domenica in pomeridiana alle 18.30, il venerdì e il sabato ore 21.30.
AREM Lo ho già raccontato in maniera articolata QUI, eppure ieri ho capito che raccontarlo una volta non basta.
Mi ero illusa che ci fosse una base di canovaccio identica in ogni replica, mi ero figurata che alcune trovate si ripetessero edizione dopo edizione, tappa dopo tappa del tour delle tre giovani della Compagnia Elena Vanni. Invece ieri, stessa spiaggia stesso mare – l’intima saletta del Teatro dell’Orologio di Roma –, ho assistito ad uno spettacolo che nulla aveva di uguale al precedente se non il fatto che mettesse in scena i ricordi di cui gli spettatori hanno fatto dono.
Il format rimane quello: le tre pescano a turno un ricordo scritto nel box pieno di foglietti, lo leggono ad alta voce ed iniziano ad improvvisare la sua messinscena. Uguali i vestiti, quel look black&white che ricorda i fumetti di qualche tempo fa. Eppure sono rimasta a bocca asciutta mentre, con fare saccente, attendevo che le tre improvvisatrici ripetessero il canovaccio dell’anno precedente. Mi sono sorpresa nel comprendere che non era un canovaccio reale, ma improvvisazione vera e propria. E c’è un altro fattore che si è inserito nella replica di ieri: le tre – Francesca Farcomeni, Noemi Parroni ed Elena Vanni – hanno pescato un ricordo che mi vedeva da co-protagonista. Pur non avendolo scritto io di mio pugno, sapevo bene che pezzo di vita era: la meraviglia mi ha stretto lo stomaco, l’ilarità ha generato risate imbarazzate frammiste a profonda commozione nel rivedere come in una commedia una certa declinazione di un frammento di vita. Io ricordavo benissimo il momento che la compagnia inscenava, ma da fuori non lo avevo ancora mai visto. Grazie ad AREM sono stata spettatrice del mio passato e quasi avrei voluto afferrare il cellulare e filmarlo, illudendomi che così sarebbe rimasto mio per sempre. Poi sono rinsavita: hey, quella non è la tua vita, è “soltanto” improvvisazione.
Eppure è stato meraviglioso.
A fine spettacolo mi sono fatta due chiacchiere con le tre talentuose e frizzanti ragazze. Ecco la triplice intervista:
Ragazze, confessate: di chi è la “colpa” della nascita di questo scoppiettante trio?
All’unisono le tre addossano il tutto ad Elena, che però scarica il barile al fato.
Elena Vanni aggiunge: L’occasione del nostro incontro è stato “ROAAAR, il teatro incontra il fumetto”, un progetto che ha vinto il Bando per la creatività giovanile della fondazione Cariplo.
Facciamo un gioco: ognuna descriva le altre due e se stessa in poche parole
Francesca Farcomeni: Elena: instancabile cronica. Noemi: piena di risorse. Io: non sono capace di descrivermi
Noemi Parroni: Elena è un’inesauribile carica di energia e ottimismo, Francesca una solida e riflessiva continua sorpresa. Io? Un’incorreggibile rompiscatole
Elena Vanni: Francesca è una sorpresa costante è come un esplosione di stelle filanti, che cadono a terra, con un ritmo tutto loro. Imprevedibile e stralunata. Noemi è comica e seria allo stesso tempo, è un mix di ironia e talenti, è la nostra voce dal valore assoluto. Un pilastro con le orecchie di topolino.
Il momento più bello come compagnia?
F.F. : Quando la sera della prima presentazione di AREM, ancora in fase di studio, dopo esserci tanto affannate per trovare dei “bei costumi” abbiamo deciso di andare in scena con i vestiti delle prove, in tuta. Ci siamo presentate così come eravamo, al punto in cui eravamo arrivate, senza fingere.
Per Noemi Parroni ed Elena Vanni, invece, il momento più emozionante è stato la prima volta che sono andate in scena. E Noemi aggiunge: “È stato come scoprire di avere dei super poteri!”
E il momento più imbarazzante?
F.F. : Una sera in cui, durante le prove, abbiamo perso la pazienza, sbattuto porte, abbandonato le prove…
N.P. : Il primo recupero in assoluto, durante le prove. Ovviamente erano settimane che parlavano a tavolino di quest’idea, che facevamo training, etc. ma poi farlo veramente è stato imbarazzante. Pensare che il pubblico viene a teatro per vederci recuperare i propri ricordi mi sembra ancora fantascienza.
E.V.: Riguardo all’imbarazzo, forse alcune repliche, per fortuna molto poche, all’inizio, nelle quali dovevamo perfezionare alcuni meccanismi e gli equilibri tra noi. In quelle repliche, abbiamo vissuto l’imbarazzo di essere ancora fragili e allo stesso tempo, la necessità, per diventare più forti e strutturate, di provare A.R.E.M. con il pubblico.
Che legame c’è con il teatro dell’Orologio?
All’unisono, le tre lo definiscono la casa ideale di AREM.
In che progetto vi piacerebbe collaborare al di fuori di AREM?
F.F. : Mi piacerebbe continuare a sperimentare il rapporto con il pubblico senza cadere nell’interattivo. AREM, per esempio, ha la bellezza e la forza di dare al pubblico un ruolo che non è più abituato ad avere. Non è più solo spettatore ma responsabile dell’evento. Partecipa allo spettacolo, ne è protagonista senza mettere piede sul palco ma solo regalandoci un suo ricordo.
N.P: Un progetto che porti ancora oltre il limite segnato da Arem sia per quanto riguarda il principio improvvisativo che il rapporto con il pubblico.
E.V. : Mi piacerebbe trovare un forma che tenga presente quello che è accaduto e abbiamo appreso in A.R.E.M. e sia in grado di legarlo ad un teatro che non escluda un testo o una regia…
Domanda retorica, forse: pensate di annoiarvi di AREM, prima o poi?
F.F. : Impossibile annoiarsi con AREM. Con AREM ti puoi gasare o deprimere.
N.P. : …Ci si può mai annoiare di un Lunapark?
E.V.: Annoiarsi di AREM non è possibile, perché è come la vita, sempre diverso…Come la vita, ti esalta, ti mette alla prova, ti regala tante cose, ti butta su e poi ti butta giù…
Tre note a margine: Quando Francesca esclama:
“L’idea dell’ AREM è di Elena e Raimondo Brandi. Quando Elena me ne ha parlato mi sembrava una follia. La penso ancora così.”
Quando Noemi confessa: Andiamo d’accordissimo anche nella vita di tutti i giorni. C’è solo la difficoltà spesso di capire se siamo noi o i nostri personaggi a parlare.
Quando Elena ipotizza: “Una volta fra i ricordi a cui abbiamo ridato vita ci è capitata una signora che ricordava il racconto dello sbarco in Normandia, allora lì cominci a capire che forse stai facendo davvero qualcosa di grande…”
Io lo sbarco in Normandia non l’ho vissuto, ma ieri ho in qualche modo rivissuto il momento più bello della mia vita negli ultimi anni. E chi di noi non venderebbe l’anima per riprendersi un pezzetto di passato che non vuol dimenticare? All’Orologio nessun diavolo a corrompervi per comprarla: basterà assistere ad AREM e sperare di essere fra i fortunati al momento dei sorteggi!