“The Walk”, spettacolo urbano sulle tracce di un amico
“Questa è la mia voce: seguitemi.” ripete Roberta Bosetti, che compare nel non-palco di un punto qualsiasi di Roma come presenza evanescente, e si distingue a poco a poco dalle interferenze visive e sonore della città, per scomparire poi ancora ad intermittenza, quasi come una visione.
Roma è cornice dinamica di “The Walk”, spettacolo urbano dove anche le interferenze stesse –quelle radioattive delle guide auricolari date al pubblico, quelle umane dei passanti ignari di essere comparse di uno spettacolo itinerante– sono parte integrante dell’opera, insieme agli imprevisti di una città che cammina e vive. Cammina e vive proprio come l’attrice, come il pubblico, come tutte quelle comparse inconsapevoli. Allora qual è il confine fra realtà e finzione?
La protagonista racconta il lutto e vorrebbe un po’ di intimità, mentre si perde nel ricordo del suo amico e con lui discorre.
La narrazione si fa testimonianza e antidoto contro l’oblio, la voce della donna con lo zainetto è penetrante ed insistente proprio perché “la voce è la prima cosa che si dimentica, quando qualcuno muore”. La protagonista racconta il lutto e vorrebbe un po’ di intimità, mentre si perde nel ricordo del suo amico e con lui discorre. A tratti quasi si pente di aver reso partecipi trenta uditori dei suoi pensieri, sembra tentata di interrompere quelle digressioni circa i dettagli intimi della sua insanabile nostalgia per l’amico scomparso e del profondo dolore che ne consegue; o che forse è soltanto conseguenza dell’avanzare della vita stessa, dei pieni e dei vuoti che la compongono. Ma poi, tanto forte è la smania di comunicare, urlare, che la narrazione continua, così come la passeggiata nel tracciato dei ricordi.
Se “camminare è una modalità di pensiero”, “The Walk” è un pensiero profondissimo suggerito dalla voce della Bosetti, da Roma che tramonta, dai vicoli che sembrano moltiplicarsi e farsi labirinti in cui ci si perde ed in cui, perdendosi, ci si trova naufraghi di pensieri arcani. Camminare è una modalità di pensiero, sì, ma è anche forma concreta di essere e di testimoniare, ripercorrere storie e strade, comprenderle e tracciarle meglio, in qualche modo appropriarsene, pur restando in bilico in quella dispersione che caratterizza gli erranti per natura.
“The Walk” è uno spettacolo sulle tracce, sì. Ma, proprio tracciando percorsi in maniera quasi ossessiva, insegna l’arte di perdersi per trovare cose nuove.