La metafora del cambio di stagione
Se c’è un appuntamento che la donna, mamma, moglie, figlia che sia, aspetta con ansia e un po’ di trepidazione, forse quanto la ceretta del venerdì sera e l’arrivo di un pacco spedito da Amazon, è il cambio di stagione.
Diciamoci la verità: fare il cambio di stagione è un’arte. Bisogna aspettare l’ultimo week end in cui è fresco ma non troppo. Quello in cui puoi ancora arrangiarti col vestiario estivo e qualcosa, come un paio di felpe, che hai sempre tenuto nell’armadio per le emergenze, che non si sa mai, visto e considerato che non c’è più la mezza stagione. La nonna lo dice sempre: “la mezza stagione non c’è più figlia mia, occhio, vestiti a cipolla, lo hanno detto anche in TV“.
Mai fidarsi ad esempio della botta improvvisa di freddo i primi di ottobre, precipitandosi a tirar giù gli scatoloni con sciarpe e giubbotti. Errore gravissimo sarebbe. Rischi di fare la fine di un pinguino sulla spiaggia di Cancun. Giuro di aver visto fuori scuola bimbi con i capelli col pon-pon di lana e le giacche da neve con un vento di scirocco da paura.
E poi ci sono loro. Gli abiti di mezzo. Quelli nel limbo perenne. Non sono brutti, non sono vecchi, ma non ti servono, non ti stanno più bene come una volta.
E poi ci sono loro. Gli abiti di mezzo. Quelli nel limbo perenne. Non sono brutti, non sono vecchi, ma non ti servono, non ti stanno più bene come una volta. Non li hai mai messi nemmeno lo scorso anno. Allora che fare. Rimetterli nell’armadio?… Ma non ci penso proprio. Occupano spazio e non ce n’è già di base. E poi se si ha – come si ha! – intenzione di comprare cose nuove più carine e che stiano meglio, bisogna far sì che ci sia posto per ospitarle. Buttarli proprio no. Mi dispiacerebbe. Ci vuole solo un po’ di coraggio. Il dubbio amletico “e se me ne pento” mi assale come una carogna alle spalle. Però ho bisogno di cambiare. Di aria nuova. Prendo un bustone Ikea style e li metto tutti belli sistemati per regalarli. Tant’è.
il cambio di stagione bisognerebbe farlo anche nella vita quotidiana
In effetti è così, ci vuole un po’ di fermezza, un po’ di razionalità per allontanare vicissitudini, cose e persone che ci hanno fatto compagnia per un pezzo di vita. Ma se ora non le sentiamo più nostre, che senso ha tenerle… Non dico di considerarle brutte o meschine tutt’a un tratto, ma quanto meno bisognerebbe avere quel pizzico di fiducia in se stessi, per potersi dire “posso farne a meno”. La saggezza popolare napoletana come sempre ci mette il carico da novanta: chella cammisa ca nun vo’ stà cu tte, pigliala e stracciala! Se una persona non vuol stare più con te, allontanala, anche violentemente. Che abbia ragione il detto antico?
E allora, caro maglioncino mio, mi sei piaciuto tanto per un periodo. Abbiamo bevuto tante birre insieme, sei stato con me durante lunghe chiacchierate e ti ho portato anche a qualche festa. Poi io però sono ingrassata, o tu ristretto durante un lavaggio sbagliato; è andata com’è andata, ma io e te dobbiamo separarci. Tu starai benissimo indossato da un’altra persona e io potrò avere spazio per un nuovo capo.
E siccome di cambiamenti stiamo parlando, oggi invece di un dolcetto vi propongo un salato. Occhio che di queste non sarete mai sazi e non c’è cambio di stagione che tenga!
Pancake salati e farciti:
INGREDIENTI:
2 uova
50 g di burro
250 ml di latte
200 g di farina
1 cucchiaino raso di sale
1 cucchiaino di lievito di birra istantaneoSeparo gli albumi dai tuorli e faccio sciogliere il burro. Metto in una ciotola il latte, i 2 tuorli e il burro fuso. Aggiungo la farina, il sale e lievito, poi monto gli albumi a neve.
Incorporo gli albumi montate a neve, con gli altri ingredienti senza smontare i bianchi.
Ungo una padella antiaderente con un po’ di burro e ci verso un mestolo di impasto e lo stendo fino a formare un cerchio. Quando il pancake inizierà a fare le bolle, lo volto e lo faccio dorare anche dall’altro lato.Mai girare il pancake prima che abbia fatto le bolle!
Quando è ancora sulla padella ci metto su una sottiletta, e poi speck, rucola e funghi trifolati.
Chiudo a portafoglio e servo.
A volte vale la pena cambiare no?