Io rido perché la stilista è troppo rifatta
Una stilista molto bionda dopo tanti rifacimenti ha un aspetto innaturale e disarmonico con la sua età.
L’ultima opera di uno scrittore molto acclamato viene criticata da un magazine – viene usata la parola flop.
In entrambi i casi su Facebook leggo dei post – che originano da condivisioni – in cui si gode della bruttezza della stilista o del flop dello scrittore. I due condividenti sentono il bisogno di diffondere questi contenuti: non glielo ha prescritto il medico. I due condividenti non reagiscono ai commenti cattivi e ridanciani raccolti.
Mi chiedo come siamo diventati. E’ questo il processo di miglioramento, di affinamento, di crescita culturale-intellettuale che tanti scrittori poeti pittori intellettuali auspicarono lasciandoci i loro approfondimenti sulla natura umana?
Lo studio, la lettura, lo scambio di idee, la comunicazione dovrebbero fare di noi liberi pensatori, individui sensibili in grado di andare al di là delle apparenze e di capire che gli uomini sbagliano e che succede a tutti di non indovinare un romanzo o di ritrovarsi con un brutto aspetto a causa di troppi ritocchi. Che lo stupidotto si possa divertire a dire quanto è diventata “mostro” la stilista ci può stare, ma che a riderne e diffonderne la foto sia tutt’altro profilo mi lascia basito – un gesto mosso da altro, da un sentimento molto sporco che porta a godere del dramma altrui, perché la stilista lo sa bene che la chirurgia estetica non le ha giovato (la stilista è personaggio pubblico – così mi è stato detto).
per tornare allo scrittore, perché diffonderne la stroncatura?
Operando in questo modo, cosa stiamo offrendo ai profili/persone, che hanno accesso alle nostre bacheche, se non materiale di bassa qualità, da sala d’aspetto di dentista o di avvocaticchio di provincia? Risultiamo più simpatici? Molto meglio spararsi dei selfie. Fanno meno male agli altri e offrono la parte migliore di tanti: la cute.