Capas, quel circo che è ancora arte
Ho portato i bambini al circo. Già, al circo: ci sono i lioni? Graur! Ha chiesto il piccolo. Quello col tendone e gli elefanti, ha chiesto il grande. No bambini, non è quello il circo; o almeno, non è solo quello. Quello, in effetti, è venuto dopo, e rappresenta forse una degenerazione più che un’evoluzione dell’arte circense. Perché il circo è, innanzitutto, arte; ed è quello che vi porto a vedere stasera.
Perché il circo è, innanzitutto, arte; ed è quello che vi porto a vedere stasera.
Leggero perché scevro da coreografie complesse e dalla ossessiva ricerca dell’originalità a tutti i costi; leggero perché trasmette gusto per l’evasione e una sensibilità artistica che non fa del sorprendente la propria istanza principale; leggero perché non è fatto di storie ma soprattutto di corpi, di voli, di acrobazie, in un contesto essenziale che ne fa apprezzare ancor più la disarmante semplicità, permettendo allo spettatore di sbalordire per la complessità e la magnificenza nell’esecuzione di questi numeri apparentemente così consueti.
Levate al circo i fronzoli e vi resterà l’arte: è questa la sensazione che resta in punta di lingua andando via da CAPAS.
Papà è stato bello lo spittaculo, il severo giudizio della critica.
Le Nuvole, Teatro Stabile di Innovazione
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Prossimo appuntamento il 9 e 10 novembre con La leggenda dell’acqua.