Un’avventura tra Belize e Honduras
Ci sono situazioni che accadono solo in un viaggio. Vi raccontiamo una di queste “situazioni irreali”
Sarebbe stato facile prendere una barca da Dangriga (Belize) a Puerto Cortes (Honduras) e finire a San Pedro Sula, dritti nel nostro ostello. Ma NO! Sarebbe stato troppo bello e semplice… E tutto, infatti, era diventato complicato, troppo complicato, fin dall’inizio.
Eravamo in Caye Caulker (Belize) e stavamo decidendo come raggiungere l’Honduras (dal Belize dovevamo scappare: penso sia più cara di Parigi e Londra messe insieme!). Purtroppo viaggiare in Centro America non è così facile e a volte per passare uno o più stati è necessario più di un giorno. Abbiamo deciso di cercare una città a metà strada (per raggiungere l’Honduras) a buon mercato, per cercare di salvare un po’ il nostro piccolo budget. L’unica soluzione che ci sembrava buona era quella di andare a Dangriga e prendere un battello diretto a Puerto Cortes.
Dangriga non è di certo una città che offre molto al turista, nonostante (presumibilmente) viva lì una delle comunità Garifuna tra le più grandi presenti nel mondo. Volevamo visitare e capire com’ è la seconda città del Belize! E ci ha molto delusi: la città è abbastanza decadente, non ci sono attrattive, né posti per mangiare qualcosa di tipico e come sempre ci sono dei prezzi improponibili.
Il posto dove abbiamo dormito è l’Hotel Cheleanor (16 € per notte in camera condivisa, ma era un’offerta). Nello reception veniva sponsorizzato un viaggio diretto in Honduras e l’unica opzione segnalava il sabato come unico giorno disponibile: dovevamo aspettare solo due giorni per approfittarne: decidemmo quindi di fermarci fino a sabato mattina.
Per mangiare low cost siamo stati costretti a mangiare sempre in locali gestiti da cinesi. Solo l’ultima notte (qua è notte alle ore 18) scoprimmo un posto molto carino dove si potevano mangiare hamburger e gelati fatti in casa chiamato King Burger, situato sulla via principale.
Piano piano si arriva a sabato mattina e abbiamo un triste presentimento. Prima di prendere il taxi per il porto decidiamo di chiamare l’agenzia che offriva il trasporto a Honduras (Pride of Belize), ma ci accorgiamo che il telefono risulta sbagliato, cerchiamo in internet e finalmente comunichiamo con qualcuno e… SORPRESA! La donna nella società ci ha detto che in bassa stagione non funzionava il servizio (in bassa stagione non c’era più ogni sabato ma solo un sabato al mese). Quindi vi avvertiamo: se qualcuno vuole imbarcarsi da Dangriga a Puerto Cortes chiamate prima l’agenzia!
Abbiamo dovuto, quindi, trovare una soluzione alternativa per andare in Honduras. Proprio in questo momento appare un nuovo protagonista della nostra storia: Yenni una grassa honduregna che era addetta pulizie dell’hotel. Subito ci disse queste parole: “Dio è con noi e non ci succederá niente”. Ci invidiava perché pure lei era stufa di stare in Belize, e si sarebbe unita al nostro viaggio per tornare in Honduras, dato che è il miglior paese del mondo. Ci disse inoltre che aveva un’alternativa per raggiungere l’Honduras e noi ovviamente l’abbiamo ascoltata, sembrava un percorso semplice e sarebbe durato solo “3-4 ore“:
- Dangriga (Belize) – Punta Gorda (Belize) in autobus.
- Punta Gorda (Belize) – Puerto Barrios (Guatemala) in barca.
- Puerto Barrios (Guatemala) – Corinto (confine Guatemala-Honduras).
- Confine Guatemala / Honduras – Puerto Cortes (Honduras).
- Puerto Cortes (Honduras) – San Pedro Sula (Honduras)
Ci siamo svegliati quindi la mattina seguente e preso un chicken bus da Dangriga a Punta Gorda (sud Belize). Un viaggio senza complicazioni a parte i sedili un po’ rotti, per 3 ore di viaggio.
Arrivati a Punta Gorda abbiamo dovuto aspettare quasi due ore la barca per arrivare a Puerto Cortes in Guatemala. Lì abbiamo incontrato una australiana e un polacco che avrebbero viaggiato con noi fino a lì.
Sulle panchine durante l’attesa conosciamo un signore, forse un po’ pazzo, che dopo averci chiesto la nostra meta ci disse: “mio fratello è stato in Honduras proprio davanti la porta di casa” e “Non indosso nulla, né valigia né borsa, perché in Honduras per quattro dollari ti possono uccidere”. Secondo voi dopo questa parole che idea ci eravamo fatti di questo stato?
Finalmente arriva la barca, chiamata la Barca di Memo e scopriamo che Memo in realtà è il capitano (un vecchio, magro honduregno) che con la sua barchetta mezza rotta ci porterà a destinazione (anzi a metà strada).
In questa barca c’era un signore honduregno che era diretto come noi a Puerto Cortes: quest’uomo, sarà parte importante della nostra storia.
Arrivati a Puerto Barrios (Guatemala) con tutto il necessario per la dogana, siamo andati al terminal bus per prendere un autobus che ci porterà a Corinto per attraversare il confine. Questo viaggio fu un orrore, almeno per i primi 45 minuti. Tutti ammassati in un furgone, dove il picco è stato di almeno 25 persone a bordo. Tra il caldo e l’effetto sardina, abbiamo rischiato di morire. Dopo mille fermate per villaggi dimenticati dal mondo, abbiamo raggiunto il confine. Ovviamente iniziamo le solite pratiche… si scende, si cammina un po’, si consegna il passaporto e si entra nel nuovo stato.
Purtroppo l’ultimo autobus per Puerto Cortes (Honduras) dal confine era già passato. Avevamo allora due opzioni: o pernottare alla frontiera o prendere un taxi. Ritroviamo l’uomo honduregno che era con noi nella Memo barca e ci chiede di prendere un taxi con lui e un altro ragazzo per condividere la spesa.
La corsa in taxi è stata qualcosa di mai visto, davvero. Abbiamo ascoltato le storie della vita di quest’uomo. Era un narcotrafficante di 35 anni, con passaporto falso (ci spiegò come averlo), ci chiese quanto costa un chilo di cocaina in Spagna (la cosa buffa è che ragionava in chili): mille storie per non annoiarsi. L’autista non era da meno, parlava poco, ma tranquillamente ci raccontò che era stato messo in carcere per “umido” (le persone che entrano illegalmente negli Stati Uniti). Mancava solo una cosa, ci fermarono i militari dell’esercito e iniziarono a farci battute stupide su di noi del tipo se siamo tifiamo Real Madrid o Barcellona e si rivolgono a me, minacciandomi di non lasciarmi andare per essere del Real Madrid. Molto divertente! Per fortuna rientriamo in macchina e continuiamo l’avventura. Arriva una tempesta, una pioggia torrenziale e noi con un fanale e tutti i finestrini rotti non vediamo se stiamo percorrendo una strada o un fosso o se eravamo vicini alla fine del mondo. Nulla era visibile. Inoltre era notte in Honduras, e non è così suggestivo stare in uno dei paesi più pericolosi al mondo senza luce.
Il tassista ci ha aiutato a prendere un chicken bus per San Pedro Sula.
Finalmente siamo a San Pedro Sula, abbiamo dovuto prendere un taxi per l’ostello, data la distanza.
Siamo sani e salvi in ostello, dopo 13 ore. Nonostante il proprietario dell’ostello ci ripeta che la città non è realmente come la descrivono ci scoraggia a uscire a piedi, ci offre un passaggio (di 300 metri) in furgone per mangiare qualcosa.
Non so voi, ma quando si arriva nella città più pericolosa al mondo (basta scrivere San Pedro Sula su Google e vedrete), dopo che ti dicono che ammazzano in media tre persone al giorno pure io ho un certo timore ad uscire, ma per fortuna siamo arrivati nella nostra stanza e abbiamo potuto dormire, tranquilli e abbracciati!
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Per vedere le foto di Belize, Honduras e Guatemala potete cliccare QUI!
Ecco il video delle tappe precedenti del nostro viaggio in Guatemala e Belize
http://www.youtube.com/watch?v=EOPiLumPH-4