Halloween napoletano
Halloween è arrivato. Fervono i preparativi per feste tetre e spettrali in ogni parte d’Italia. Certo, anche qui in Italia, dove si è sempre pensato solo a far visita ai morti nei cimiteri, ha ormai preso piede questa tradizione. Bambini travestiti da scheletri, zucche o streghette si aggirano per le strade, terrorizzando chi se li trova davanti. Puntuale è arrivato anche questo 31 ottobre, data che segna il calendario con la festa più misteriosa dell’anno, che dall’Inghilterra, ma in modo particolare dall’America, è approdata ovunque nel mondo, come un contagio, entusiasmando i piccini, ma anche gli adulti. “Trick or treat?”, “Dolcetto o scherzetto?”. Questa frase risuona in ogni dove in questa fatidica notte tenebrosa. Il fermento è grande per celebrazioni stile horror, da nord a sud.
Condivisibile o meno, se serve a creare un giorno in più per divertirsi, che male c’è? Tipico di questo giorno è anche il raccogliersi al buio per raccontare storie spaventose. Ecco perché, dato il riferimento al mondo dei morti, non posso fare a meno di parlarvi di un luogo misterioso, noto a me napoletana, ma probabilmente sconosciuto a chi non è di questa città: il Cimitero delle fontanelle.
Si tratta di un ossario o fossa comune, così chiamato perché, trovandosi a valle sotto le colline di Materdei e di Capodimonte, quando diluviava venivano a formarsi grossi fiumi d’acqua. Secondo molti la sua creazione risale al XVI secolo, quando la città di Napoli fu flagellata da tre rivolte popolari, tre carestie, tre terremoti, cinque eruzioni del Vesuvio e tre epidemie. Qui vennero raccolti i cadaveri delle vittime. All’epoca i morti venivano interrati nelle chiese, dove però non c’era più posto, per cui i salmatari, di notte, li disseppellivano e li scaricavano nelle vecchie cave abbandonate. E proprio di una cava di tufo si tratta. il Cimitero delle Fontanelle fu destinato a seppellire le salme della bassa popolazione, che non trovavano posto nelle pubbliche sepolture delle chiese all’interno della città. Tutti i morti furono quindi posti in questo luogo, soprattutto in occasione della triste epidemia di peste del 1656, che decimò la popolatissima Napoli (allora contava circa 400.000 abitanti), mietendo tra le 250.000 e le 300.000 vite.
Straordinario deposito di storia, antropologia, spiritualità sacra e profana, nonché fonte di numerosi memorabili aneddoti legati all’anima mistica del popolo napoletano, caratterizzata da suggestivi aspetti di vita quotidiana. Come Johann Wolfgang Goethe sosteneva nel suo diario di viaggio in Italia, “i napoletani rendono tutto visivo perché amano vedere”, attingendo il loro fervido estro inventivo a quella “spaventosa vitalità tipica del loro temperamento che li fa per natura recitanti”, e nel contempo “creatori, attori e spettatori dello stesso spettacolo”. Dunque anche in un posto come questo si può scorgere il viso di Pulcinella, in questo caso non festante e allegro, ma piangente e serioso. Del resto questa è la rappresentazione completa della napoletanità, quella maschera allegra ma malinconica e assorta, ascoltatrice di una voce interna, segnata dall’esperienza del dolore, della perdita, della sconfitta.
Il Cimitero delle fontanelle si trova nel rione Sanità, quello del celebre personaggio di Eduardo ( “Il sindaco del rione Sanità”) che insegnava l’arte del pernacchio per rendere inoffensivi i rudi prepotenti. Dopo secoli di accumuli di ossa, a seguito di altre carestie ed epidemie, sul finire del XIX secolo, queste gallerie tufacee, dopo violenti e prolungati temporali, furono inondate da una imponente quantità d’acqua che trascinò e sparse per le strade un gran numero di resti mortali. Gli abitanti del rione non osavano uscire dalle proprie case per non subire l’umiliazione di dover riconoscere i propri cari. A questo punto si rese necessario un riordino delle salme, portato a compimento dalla pietà popolare e dalle maestranze del rione che diedero al cimitero l’attuale assetto. Questa sistemazione è ricordata da una lapide marmorea collocata all’esterno della chiesa di Maria Santissima del Carmine, eretta alla fine dell’Ottocento dinanzi all’ingresso dell’ossario. La stragrande maggioranza dei resti è rimasta anonima, fatta eccezione di due salme, quella di Filippo Carafa, Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, morto il 17 luglio del 1797, e quella di Donna Margherita Petrucci, morta il 5 ottobre del 1795; entrambi i corpi si trovano in teche di vetro, il secondo in stato di mummificazione naturale, con la bocca spalancata. Questo ultimo particolare, secondo la voce del popolo, indica che la donna sia morta per strangolamento, forse per mano di un malfattore. Altre versioni invece danno la colpa ad uno gnocco che le si mise di traverso.
Il Camposanto delle Fontanelle è anche diventato nel tempo luogo di culto. Vi si svolgeva un particolare rito, detto delle “anime pezzentelle”, che prevedeva l’adozione e la sistemazione di un cranio, detto “capuzzella”, al quale corrispondeva un’anima abbandonata, “pezzentella” quindi, in cambio di protezione. Per questo alcuni teschi sono adorni di fiori di carta o panno, pizzi e oggetti vari, depositati dai credenti nel corso delle visite di preghiera. Tra le tante personificazioni che la fantasia popolare ha creato in secoli di storia, sono da menzionare: Lucia, una giovinetta morta mentre fervevano i preparativi del suo matrimonio; il Monaco, chiamato anche “a capa è Pascale” (la testa di Pasquale), a cui si assegnava il potere di fornire numeri sicuramente vincenti al gioco del lotto; la testa del Capitano, figura emblematica delle Fontanelle, la vera star del cimitero, famoso per aver aiutato tantissimi devoti; donna Cuncetta, nota come “a capa ca cola surore” (la testa che cola sudore), vista la sua lucentezza, che sembra essere d’aiuto alle donne che desiderano avere un figlio. Un’attenzione particolare era riservata alle anime dei bambini, come quella di Pasqualino, detto “o’ Piccerillo”, intorno alle quali erano diffusi numerosi racconti teneri e benevoli. Ma le meraviglie del sacrario sono tante, e il visitatore non può mai dirsi al sicuro finché non vi si porta definitivamente fuori.
Le credenze legate alle Fontanelle potrebbero sembrare oggi lontanissime e irriverenti nei confronti dei morti lì accatastati. In realtà rappresentano da sempre un modo per riportare i defunti nella realtà dei vivi e prolungarne così la vita e la memoria. Proprio come potrebbe essere vista, da tutti coloro che hanno un’apertura mentale notevole, la festa di Halloween.
Per cui dico a tutti voi: “Dolcetto o scherzetto?”.