Cafetín de Buenos Aires, la Vita secondo il Tango
Probabilmente, chi ha già sentito spesso il tango, saprà che nonostante la appartenenza dell’Argentina all’America Latina, il suo prodotto musicale per eccellenza è tutt’altro che manifestazione di allegria sia nelle sue melodie che nei suoi messaggi. Perché è vero che nonostante i brani di denuncia contro discriminazioni e ingiustizie che possono trasmettere la rumba, la salsa, la samba, la cumbia, la diablada e il candombe, questi ritmi musicali e danze sono mossi da un’anima conformista se no ottimista nella sua essenza, consentendogli di avere un atteggiamento ridente verso la vita. Invece, il Tango ha un modo diverso di sentire…
Capire qual è l’essenza del tango
La comprensione dell’essenza del tango richiede certamente conoscere l’anima del suo principale cultore: il porteño, ossia, il cittadino di Buenos Aires. Nel 1948, in mezzo all’Età d’Oro del Tango argentino, due dei suoi esponenti massimi, Enrique Santos Discepolo e Mariano Mores, volendo raccontare quella estesa e talvolta irriassumibile vicenda della Vita, compongono uno dei suoi brani meglio riusciti: “Cafetín de Buenos Aires”. Il cafetín, essendo luogo d’incontro quotidiano tra uomini, rappresenta di per sé un luogo di maturazione di vicissitudini, dove si impara in maniera emotiva dalle esperienze proprie e altrui, paragonabile perfino a una bacheca contenente i sentimenti vissuti. Perciò è esposto in sé come metafora della Vita.
Nel cafetín si parte con dei sogni: il desiderio di diventare adulto, che presto si concretizza nel poter godersi i suoi piaceri e ricevere le sue promesse, che vengono accolte con illusione e speranza. Ma questo luogo, l’unica cosa cara e autentica collegabile alla bontà e alla lealtà della propria madre, il passato che non ritornerà, insegnerà inesorabilmente la sua filosofia: una realtà che si imporrà sull’andare nonostante idee e sogni, portatrice di un destino impassibile al quale sarà meglio non pensarci.
E purtroppo, il cafetín ti regalerà un paio di amici, quei sognatori e pazzi che lungo la strada della vita continueranno a riunirsi attorno a un tavolo a raccontarsi i suoi mondi diversi e consolarsi mutuamente. Perché sarà sui quei tavoli rigorosi del cafetín che capirai perché le cose non vanno a buon porto, che dovrai convivere con i disinganni e le pene aggrappandoti alle scappatoie dei vizi per campare. Soggetto a un destino che non potrai contestare, il cafetín ti proporrà scorrere i tuoi giorni senza farti troppe speranze, facendoti capire che l’amore della tua mamma non lo troverai in nessun’altra donna. Alla fine, diventerai un uomo pessimista, pronto alla resa senza resistere.
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“…y herida por un sable sin remaches, ves llorar la biblia contra el calefón…” L’immagine di una Bibbia che pende da un gancio accanto allo scaldabagno non è affatto una fantasia dell’autore e nemmeno una metafora: la mancanza di carta igienica portò due mondi lontani a stare uno accanto all’altro.