La prima puzzola non si scorda mai
Auto che sfreccia e giovani che urlano dal finestrino “Skunk, skunk” e sghignazzando percorrono, come sul videogioco “crazy driver”, le strade interne al campus mentre due giovani animaliste si prendono cura di una strana creatura moribonda in mezzo alla strada.
Questa è la prima scena del nuovo episodio di “C’erO una volta in America”. Sigla.
Il ciak riprende dal primo piano sulle due giovani: italiana una, Lora, io, e una ragazza del Singapore, Madhu, che in Hindi significa Miele. Il loro sguardo è confuso, non hanno ancora realizzato che quello che sembrava uno schiamazzo dall’auto di quei ragazzi molesti, altro non era che un avvertimento. Quella cosa a cui pensavano di poter dare soccorso era infatti una skunk: una puzzola. Ora, non so se abbiate presente cosa significhi, in realtà, incontrare una puzzola, per di più ferita… ma ve lo racconto io in questa puntata.
Voce fuori campo. Quando la puzzola è spaventata o, in questo caso, ferita a morte, rilascia un liquido dalle ghiandole poste sotto la coda e wikipedia riporta: “Producono una mistura di sostanze contenenti zolfo come i tioli, noti comunemente come mercaptani, che emanano un odore nauseabondo, descritto come un misto di uova marce, aglio e gomma bruciata”. Quello che importa di più è quello che dice dopo: “L’odore del fluido è abbastanza pungente da tenere lontani orsi e altri potenziali aggressori, ed è molto difficile da rimuovere dai vestiti”. Adesso che conosciamo la premessa, torniamo indietro con fast rewind al momento in cui, di ritorno dal BIG Y -il supermercato a pochi chilometri dal College-, arrivando dal fondo della strada le due ragazze scorgono un animale in difficoltà in mezzo ad essa.
Aumentano il passo per raggiungerlo prima che spiri, ignare di cosa sia, avvertono però un odore pungente nell’aria del quale non si preoccupano più di tanto. Giunte al capezzale di quella che si scoprirà essere una puzzola, Lora, dice a Madhu: “guarda, è bianco e nero come le puzzole della Disney, cosa sarà? Un tasso?” -Siete liberi di prendermi in giro, perché no, non avevo altre similitudini che mi passassero per l’anticamera del cervello in quel momento-. Madhu, singaporiana -lo sottolineo perché, a detta sua, in Singapore non c’è niente di niente a parte sole, caldo e umidità-, risponde: “neanch’io ho mai visto un tasso, però I remember seeing skunks in Bambi’s movie” -letteralmente, ricordo le puzzole nel film di Bambi-. “Effettivamente ci assomiglia”. “Poverina, leviamola dal centro strada; ormai ci sta lasciando, ma almeno non la fanno poltiglia le macchine e i camion che passano a gran velocità”. Giusto. Prendono un bastoncino e con fatica spostano piano l’animaletto sul ciglio della College Street. In quello, passa la macchina scura al grido di “Skunk”.
“Sì, sì, anche a te! Prrr!” rispondo. Un attimo! Cos’hanno detto? L’effetto doppler non ci ha consentito di distinguere bene il suono della parola, quindi passiamo oltre… certo che c’era una puzza lì intorno! “Really…” concede la voce di Madhu, ingenua come me.
Scena seguente. Fiere di aver compiuto una buona azione, le due continuano il cammino verso le loro stanze nella “Buckland” residence hall, ma qualcosa di strano -e nauseabondo, come enuncia Wiki- aleggia su di loro. “Madhu, ma… quest’odore è proprio forte. Mi sembra di averlo sotto il naso” – “Sì, vero? non vedo l’ora di andare in camera”. Pubblicità.
Al ritorno dalla pubblicità, la scena mostra due ragazze in preda ad una crisi isterica mentre leggono su google le notizie sulle puzzole. (Vedi sopra) Era proprio una puzzola! Ecco cosa avevano urlato i giovani flash a quattro ruote, senza la tutina con il lampo stilizzato! I conti tornano, e io e Madhu ci togliamo velocemente i vestiti di dosso, corriamo giù nella laundry room, buttiamo tutto in lavatrice e ci fiondiamo sotto la doccia. Dopo un’ora ci ritroviamo in camera mia. Puzziamo di puzzola. Ma come? Ma se ci siamo lavate! Sì!? Zoomiamo un pochino sulla descrizione dataci da wikipedia: “… ed è molto difficile da rimuovere dai vestiti”. Figuriamoci dai pori della pelle. Cerchiamo e chiediamo consigli a chiunque, fermando come pazze le ragazze della residence hall per chiedere se sentono anche loro quell’odore. E, a giudicare dai loro sguardi, la risposta è chiara: Sì!
Maremma… e come si fa? Il cuoco ci dà dell’aceto da mettere in camera dicendo che un bicchiere dovrebbe assorbire gli odori, mentre una delle gentili signore aiuto-cucina della mensa ci regala del sale grosso, che dovrebbe attrarre le molecole e l’umidità impregnata delle sostanze della Skunk per dissolverle lentamente. Nel frattempo, immaginatevi le due tonte con visi tristi in stile ragazzine imbarazzate e affogate nella vergogna, con capelli bagnati, gocciolanti e spettinati dopo mille lavaggi con shampoo di mille fragranze.
Quel puzzo non se ne andrà per giorni…
E così, anche l’avventura con Skunky, è entrata nel bagaglio delle “scene imbarazzanti” che, per quanto ne so, non raggiunge mai il limite massimo di peso consentito.
Il film-racconto termina con Lora e Madhu che camminano per i lunghi e larghi corridoi del college, mentre le studentesse che le incontrano si gettano chi da un lato, chi dall’altro, in stile “tuffo libero”, tappandosi il naso e mostrando smorfie di disappunto. No ragazze, non è che non ci laviamo, volevamo fare le eroine, e invece abbiamo solo fatto la figura da cretine.
Ma almeno, si è aggiunto un aneddoto simpatico da raccontare in film-racconti come questo.
I’ll talk to you later guys. Alla prossima puntata. Sigla finale.