Le Sirenuse, eccellenza dei sensi
Ho sempre ricondotto l’espressione “non si può descrivere a parole” a una scarsa proprietà di linguaggio, a una certa povertà lessicale, convinto come sono che se le parole sono riuscite a comporre i massimi sistemi filosofici, del cielo stellato sopra di noi e della legge morale che ci alberga dentro, sapranno essere ugualmente adeguate a descrivere con ogni dovizia di particolari tutte le nostre quotidiane, meschine esperienze.
la sua offerta eccede i canoni ordinari del lusso, reinventandoli e arricchendoli d’una carica umana che è la sua risorsa insieme più preziosa e più indefinita, cui nessun catalogo potrà mai rendere giustizia
Ebbene, mi sbagliavo. Perché ci sono esperienze che davvero mettono in difficoltà chi è chiamato a narrarne, e a dura prova lo scrimine di ciascuno dei cinque sensi.
Siamo stati all’Hotel Sirenuse di Positano, uno dei Leading Hotels of the World, nella provincia feconda di Napoli, magnifico gioiello incastonato nella scogliera di quel paradiso in terra che è la costiera amalfitana. Palazzo d’epoca della famiglia Sersale, dalle pietre che trasudano storia, lì l’eccellenza è di casa, e l’ospitalità una missione. Pochi luoghi al mondo possono fregiarsi di location paragonabili; pochi altri possono competere con la sua offerta, che eccede i canoni ordinari del lusso, reinventandoli e arricchendoli d’una carica umana che è la sua risorsa insieme più preziosa e più indefinita, cui nessun catalogo potrà mai rendere giustizia.
Ricorderò un colore: il bianco. Quel bianco che offre ai sensi sussurri di candore e freschezza; quel bianco che è pulizia profonda, morbidezza, soffici guanciali e ceramiche di Vietri sul Mare, ma anche uno stato d’animo che è serenità del corpo e della mente; quel bianco che abbaglia senza abbacinare, preludio al Sole che rivelerà le cose belle che si vedranno. Quel bianco che rapisce la mente, trascinandola in luoghi dai quali non si vorrebbe tornare indietro.
Ricorderò un sapore: la genuinità delle degustazioni del ristorante La Sponda, stellato Michelin, con la sua proposta equilibrata di vini e pietanze, con i suoi camerieri che sanno diventare tuoi amici nel breve svolgersi del tempo d’una cena, con le quattrocento candele dei suoi lampadari che proiettano una luce immensa, della potenza di zero volt ma della forza di chi ha illuminato pazientemente i secoli bui. Perché sì, la genuinità ha un suo proprio sapore.
Ricorderò un suono: anzi, due suoni. Il ridanciare allegro e festoso degli ospiti in sala, tipico della convivialità del nostro Paese, come per incanto trasmessa, a mo’ d’epidemia, alla clientela d’oltreoceano, solitamente molto più affettata.
Ma anche il rumore, anzi il suono del mare, incessante, continuo, profondo, azzurro anzi blu, blu scuro e ancora più profondo, che s’ode di notte e che penetra in camera con le sue fragranze salate attraverso le finestre aperte d’un ottobre che non è mai stato, a memoria d’uomo, così insolitamente mite.
Ricorderò un odore: l’eau d’Italie, fragranza madre delle Sirenuse, distillata da Marina Sersale nel 2004 per celebrare i profumi della Costiera e la bellezza delle Isole delle Sirene e l’Italia stessa, che con le sue note floreali e agrumate fa da colonna sensoriale all’esperienza di soggiorno.
Ricorderò un contatto, anzi molti più d’un singolo contatto umano, con Gennaro, e Franco, e tutti gli altri protagonisti quotidiani della vita d’albergo e di sala. Ricorderò i loro fare cortesi e disinvolti, veraci senza timore, ospitali nel senso della tradizione e non della scuola alberghiera, presente anch’essa, ma non a porre rimedio alla natura con erre mosce e ipocriti inchini; piuttosto ad esaltare i tratti già presenti, e maturi, d’una ospitalità che è anche accoglienza, che è senso non del dovere ma della missione, che non si misura sul cerimoniale francese avendone in cambio mance, recensioni e stelline, ma che si apprezza negli occhi profondi e generosi di chi lavora senza fatica, con cuore e con naturalezza e con coraggio implacabili, avendone in cambio amicizia fugace ma sincera, schietta come il vento che li irride, e il desiderio di restare prima, e di tornare prima o poi.
un’accoglienza che si misura negli occhi profondi e generosi di chi lavora senza fatica
Di tutto questo occorre tacere, fatta eccezione della parentesi che precede, e basterà il non detto per dire tutto, perché se è vero che i posti son fatti dalle persone, la gente delle Sirenuse merita un accento speciale.
Essere ospiti delle Sirenuse è un’esperienza superlativa dal punto di vista umano prima ancora che ambientale, perfetto connubio in declinazione d’eccellenza della migliore tradizione alberghiera e gastronomica italiana e d’un retaggio culturale che ha radici profonde e salde come la roccia della scogliera.
Una cultura rurale, genuinamente ruvida, cordiale e mite, strettamente connessa a un luogo dove le persone portano dentro, senza poterli contenere, quel mare, quel sole e quel vento, col risultato che tali elementi da esse esondano di continuo, rompendo i già fragili argini ed espandendosi in ogni direzione.
Senza fragore, quasi in sordina. Con la disarmante naturalezza d’un semplice sorriso.
Si ringraziano la famiglia Sersale, il Sig. Giovanni Ciccone, Direttore Operativo, e lo staff al completo dell’Hotel Le Sirenuse e del Ristorante La Sponda, per la splendida accoglienza, l’ospitalità, la cortesia e la professionalità dimostrate.