Il vento e l’amore
Mi si chiudono gli occhi, ho sonno, ma devo aspettare la mezzanotte e mezza per l’ultimo giro di medicine al mio Ciccio/Bostik. Lo chiamo così il mio cane, perché si regge in piedi che sembra attaccato con il bostik.
Le mie uscite sono limitate, ma lo rifarei mille volte mille.
Stasera non riesco a capire di che umore sono.
Duale al massimo.
Sono stata mezz’ora fuori col cane, l’aria si è leggermente rinfrescata, ma qui siamo vestiti come in piena estate. Per la prossima settimana le previsioni non sono incoraggianti da Nord a Sud. Al Sud pare ci saranno venti fortissimi.
A parte la brezza marina, odio il vento. A meno che non ci sia un caminetto acceso e le persone più care intorno.
Nelle mie interminabili e insonni notti da bambina, quando sibilava, mi metteva paura; il mare in burrasca rincarava la dose.
Nel lettino in paese dalle mie nonne, fissavo un punto fisso sul muro e mi tappavo le orecchie. Sentivo le imposte sbattere, la stanza avvolta nel buio e mi consolavo con l’amico invisibile, raccontandomi supercazzole come Renzi.
Solo che io le raccontavo a me stessa o al massimo a mio fratello quando rientravo in città e gli facevo credere di avere questo amico invisibile speciale. Mio fratello era molto fifone e di notte veniva nel mio letto. Mi teneva per un orecchio, me lo consumava. Per calmarlo, mettevo in campo l’amico invisibile che ci avrebbe protetto.
In paese dalle nonne ero cosciente non esistesse, ma ci ammazzavo il tempo, per non pensare ai mostri ed ai fantasmi che da lì a poco avrebbero potuto uccidermi o rapirmi. Non sempre funzionava però e allora salivo sul letto matrimoniale dove dormivano nonna e bisnonna e mi mettevo in mezzo. Piano piano mi addormentavo ascoltandole respirare. Però mi alzavo prima di loro e rimettevo nel mio lettino. L’orgoglio già mi pregiudicava sin dall’infanzia.
Poi facevo colazione e correvo alla finestra che dava sul mare. Mi piaceva guardare la gente camminare di fretta sospinta dal vento. Mia nonna mi spazzolava i capelli prima di farmi le treccine. La lasciavo fare, perché ancora oggi mi piace quando mi si accarezzano i capelli e solo lei sapeva pettinarmeli senza tirarli, perché lo faceva con amore.
Credo che mia nonna sia stata il primo bene immenso della mia vita. Quando c’era vento e non potevamo uscire la mia bisnonna invece mi cantava canzoncine tipo: ”Quel mazzolin di fiori” o mi raccontava storie dove c’era sempre un uomo ricchissimo ed uno poverissimo. Di solito finiva che il povero diventava ricco e viceversa. Era una ottimista la mia bisnonna; tant’è che è morta a novantasei anni.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma il vento di mare ha sempre un forte ascendente su di me.
Sì, odio il vento, quando non è brezza che ti sussurra anche dolci ricordi, ma è grido nella notte e rimpianti ormai in dissolvenza…