La signora senza il cagnolino
Quale signora andrebbe a spasso per la città con un guinzaglio alla cui estremità ciondola un bel niente? Oggi tutti hanno un cane, se poi questo è un cane speciale è ancora meglio, un cane esotico, strano, oppure particolarmente bello da far voltare la gente oppure particolarmente brutto da far voltare la gente dall’altro lato. La mia signora il cagnolino non ce l’ha. E non perché non abbia letto e apprezzato Anton Cechov, la mia signora ritiene di aver accumulato abbastanza libri in salotto da poterne discutere amabilmente con tutto il condominio, se la specie umana condominiale almeno sapesse riconoscersi per le scale o nell’androne. Ma questa è un’altra faccenda che pure la riguarda. Non ha un cagnolino perché non le piace raccattare bisogni per la strada. Anche se le hanno detto che col cane si fa amicizia.
La signora senza il cagnolino non ha appigli per attaccare bottone con il tipo della strada, se non se stessa e la sua proverbiale capacità di far parlare le persone. Perché lei sa che tutti vogliono parlare di sé, tutti hanno bisogno almeno una volta al giorno di pronunciare il pronome “Io” ed aspettare un semplice “Ahhhhhhhh” di meraviglia ed approvazione. La signora senza il cagnolino porta sempre nella borsa un taccuino, come la vecchina che contava gli starnuti, quella di Gianni Rodari che poi morendo lasciò un quadernetto pieno zeppo di crocette non ben decifrate. Tutti pensarono che fossero lì annotate le opere di bene fatte in vita. La signora senza il cagnolino opere di bene non ne sa fare, ma un sorriso e quattro chiacchiere è sempre pronta a farli. La S. s. i. c., che dall’acronimamente può diventare liberamente interpretata anche scic, trascrive piccole storie sulla gente della strada.
In quanto scic viaggia molto in taxi ed è qui che la Ssic incontra il materiale umano più interessante.
Il taxista metropolitano è un tipo umano a sé, non appartiene ad altro tipo. Non fa gruppo nemmeno con gli altri esemplari del suo habitat essendo parte di un gruppo estremamente variegato e con svariate sottoclassi. Spesso alla Ssic capita di riconoscere ed essere riconosciuta, manco fosse una star, dallo stesso prototipo tassinaro preso precedentemente. Il quale ricorda prontamente l’ultima destinazione e gliela sciorina come un coniglio dal cilindro. “Andiamo al Vomero dal dentista o sottoscuola dei ragazzi signò?”. Il prototipo in questione è il tassinaro consanguineo, quello che tiene a mente tutti i componenti della famiglia compresi suoceri e gli ultimi fidanzati dei figli. Se poi ha la fortuna di caricare in auto anche il marito della Ssic non fa mistero sulle destinazioni della signora, dicendo tronfio “Eh la signora fa sempre lo stesso tragitto: casa- ufficio, ufficio- casa!”. Peccato che la Ssic non lavori più da tempo, suscitando i sospetti più sinistri nel marito che coglie segni di complicità col tassinaro consanguineo. Il prototipo è attento alle somiglianze ed ai cambiamenti ormonali dei figli, conosce gli orari di entrata ed uscita da casa della Ssic anche della governante filippina, e se dà tre minuti di arrivo alla centralinista, è già al portone in due minuti e dieci secondi. Rasenta il comportamento dello stalker quando la accompagna dal medico e poi si fa ritrovare all’uscita perché sentendo il cognome ha preso lui la chiamata. Il prototipo di cui sopra adora ripetere più volte il cognome della Ssic, direbbe la criminologa con le labbra della Marini, per stabilire un legame con la vittima. Così lui detta le istruzioni di abbassamento del vetro quando si entra in galleria, e di accostamento al marciapiede per scendere sulla destra, ripetendo come fosse un assistente di volo : “Ssic, Ssic prepararsi all’atterraggio”.
Non è pericoloso ma potrebbe diventarlo se nel caso lo si trovasse anche allo stazionamento taxi di altre zone della città meno frequentate dalla signora, profumato e pronto ad accoglierla con un sorriso di benvenuto. La Ssic dal canto suo, ha imparato a memoria la sua sigla dovesse un giorno sentirsi più sola nella giungla metropolitana, saprebbe con chi parlare dell’avvento della menopausa.