Ahlam Mosteghanemi e la letteratura consolatoria
Ci sono donne che a volerle paragonare ad un’auto non vanno oltre una fiat punto, altre che per struttura e appeal e carica erotica rimandano allo spider della bmw, Ahlam no, è un SUV indiano, potente e massiccio e forse un po’ economico, e quindi popolare secondo quella accezione bella che ciò che è popolare si rivolge a tutti senza i fronzoli dell’inintellegibilità.
La incontro allo Sciacca Film Fest, mi metto in un prima fila perché alle presentazioni secondo me bisogna fare così – dare conforto (e poi non capisco perché la prima fila è sempre vuota..). Ahlam arriva con un tunicone setoso beige, molto bon ton, trucco da diva di hollywood pesante assai, arcata sopracciliare enorme, occhi belli. Sembra incazzata, la sua assistente le dice qualcosa all’orecchio, Ahlam se la mangerebbe viva, quella continua a parlarle, l’arcata sopracciliare si contrae in un zig zag da squalo, si avvicina un ragazzo che le chiede una foto: assume un sorriso di plastica che trasuda bontà e bellezza di cuore. Fatto lo scatto la plastica viene bandita e lei riprende l’espressione da Crudelia Demon a cui hanno rubato i cani.
Inizia la presentazione: una gran signorona che si esprime in francese. E’ nata in Tunisia, ha studiato in Francia, poi è finita in Algeria appresso al padre che le insegnò l’arabo – che lei usa come lingua per narrare -, oggi vive in Libano. La sua assistente dice che Ahlam è la più famosa scrittrice di lingua araba. Nella sua poetica è fondamentale ridere nella tragedia. E le donne arabe vivono grandi drammi: a trentadue anni sono già vecchie, consunte, usate. L’evoluzione sociale porta facilità di incontri, emancipazione. Le donne arabe si fidanzano due o tre volte nella vita, sperano di potersi sposare, intanto il fidanzato le lascia per una più giovane. Dopo un decennio di emancipazione (tra i venti e i trenta anni) tante ritornano in famiglia, a vivere con i genitori o con un fratello. L’amore le ha ingannate.
E allora bisogna fornire un’illusione a queste donne, affinché sopravvivano sconfiggendo depressione e idea del suicidio. La migliore punizione che una donna lasciata possa scagliare sull’ex-fidanzato è fargli sapere che lo amerà per sempre.
L’arte della dimenticanza – Amalo come sai fare tu, dimostralo come farebbe lui.
L’amore come punizione fa parte della cultura orientale.
L’idea di scrivere di amore in questi toni è venuto ad Ahlam quando divenne la consigliere amorosa della tata dei suo figli. Era una zotica marocchina innamorata di un bellissimo siriano. Sempre in lacrime, una fontana. Ahlam le fece tagliare le trecce, le fornì vestiti eleganti. Scriveva lettere per lei cosicchè lui finì per innamorarsi della tata marocchina. Che quando la tata usciva con lui aveva bisogno di supporto continuo, e allora telefonava ad Ahlam da ogni cabina per sapere come comportarsi. La tata era diventata un’ossessione.
Da qui lo spunto per parlare di amore alle donne arabe.
Il vero uomo non è colui che insegue le donne ma colui che rincorre sempre la stessa donna.
Ma questo le donne arabe a volte non lo sanno, piuttosto che scappare si fanno raggiungere. E il loro tempo biologico scorre, gli uomini rubano il loro tempo migliore e a trentadue anni, rimane solo solitudine.
Uno dei poteri della letteratura: essere consolatoria.