Riflessioni e dieci piani di morbidezza
Il mio bagno somiglia ad una libreria, disseminati sui muretti ci sono dei libri, poi c’è la mia raccolta di Vanity Fair ed infine i settimanali di mia madre. Settimanali che sfoglio solo in bagno. Ma il bagno è anche il posto giusto per le mie riflessioni. Gossip, pettegolezzi e ammmore usa e getta come lo scottex che ho vicino.
Proprio oggi ho letto che due signore del Gossip hanno trovato un nuovo amore. Essì, inconsolabili dopo pochissimi mesi si sono di nuovo felicemente accasate. Con tanto di immagini e dichiarazioni di eterno amore.
Ho chiuso stizzita il giornale. Lo confesso, un moto di rabbia e invidia mi ha pervasa tutta.
Solo io ci metto secoli a dimenticare un rapporto finito male? Solo il mio cuore si veste a lutto e batte e vive perché è giusto così, ma non canta più nel petto ed il suo ritmo è più simile ad una marcia funebre?
Ma come farà questa gente a chiudere un capitolo e riaprirne un altro con tanta disinvoltura? Fanno figli con tutti, tutti grandi amori. Così grande questo amore, che dopo un mese sono incinte della qualunque. Ovviamente straricco, mai un poveraccio.
Assumono una strafottina al dì?
Si vende?
La fine di un amore è paragonabile ad un lutto vero e proprio. Ci vuole molto tempo per eleborarlo e infine in qualche modo digerirlo. Eppure non solo nel mio bagno ‘assisto’ a relazioni che vanno e vengono, ma anche intorno a me.
Sono stata confidente e testimone di gente che minacciava il suicidio oggi e dopo una settimana mi telefonava dalla Spagna dove era in viaggio di piacere con un nuovo fidanzato. Ogni volta è un tripudio di cuoricini, dichiarazioni di eterno amore, che mi fanno salire lo zucchero al cervello e la nausea in gola.
Perché non ho questa capacità di adattamento come la stragrande umanità che mi circonda?
Esiste un tempo giusto per dimenticare e lasciarsi andare?
In medio stat virtus, forse…
Credo sia difficile lasciarsi andare alla velocità della luce se hai davvero amato qualcuno. Se hai condiviso non solo sogni, ma anche progetti di anni, sacrifici e speranze.
Dimenticare un corpo che hai toccato, annusato e con il quale hai dormito addosso.
Quel senso di appartenenza e possesso che gratifica corpo e spirito.
Se hai amato tutto questo e anche ogni singolo difetto, non puoi lavarlo sotto la doccia.
Non so nemmeno se la userei una pillola di strafottina. Perché non voglio dimenticare. Chi ha detto che il dolore sia solo percezione del negativo? E’ anche crogiolarsi in un masochistico piacere, che un giorno diventerà nostalgia, perché il tempo ridimensiona tutto.
Significa comunque aver amato ed essere stata amata finché è durata.
E non è da tutti…
Preferisco la solitudine, piuttosto che una solitudine condivisa tra persone che si aggrappano ad una ennesima illusione, come un disperato che si aggrappa ad un salvagente pieno di buchi. Prima o poi andrà giù.
Vedo troppi miei simili scappare dal dolore, cercare di distanziarlo e poi tapparlo con sugheri di cartapesta. E’ inutile perché tutto ciò che è irrisolto ti scoverà, facendoti ripetere gli stessi errori o relegandoti nei più lontani dei deserti. Si affronta, non si rimanda, perché tanto ti scova e lo paghi con gli interessi. Diventerà la somma di tanti errori e farà sempre più male.
Aver vissuto il dolore, spesso mi ha portato a comprendere anche i miei limiti. In qualche modo ho compreso che il torto
non è mai da una sola parte, si può sbagliare anche per eccesso di ostinazione e delirio di onnipotenza.
Se non lo si comprende, l’amore diventerà una continua ricerca di compensazioni, somiglierà più che altro ad una scatola di cioccolatini mangiati con troppa avidità. E si ritornerà al punto di partenza, in bagno…dove ho maturato questi profondi pensieri.