Conchiglie Narrative
in un oceano crespo e sconosciuto
che aveva sembianze calde, così calde da ricordarmi la mia casa.
Non son sicuro che lei esista più, sommersa da qualche parte
ma, forte con le braccia sul timone,
continuo a fluttuare verso gusci di Picassi grotteschi,
cercando di cogliere le mille voci danzanti che si levano a pelo d’acqua,
come lucciole orbite
di storia vissuta.
Questi pochi versi penso riassumano bene il senso di questa rubrica: Approdi – Conchiglie Narrative.
Approdi è uno spazio da immaginare come infinito e dai colori ibridi e plastici. E’ una zattera costruita su acque fluide e mobili, a tratti pericolose oppure semplicemente troppo esuberanti per farsi cavalcare a regimi normali.
Questa zattera navigherà per un arcipelago frantumato di conchiglie: esperienze e storie di vita vissuta in prima persona, andando a sbattere e naufragando ogni volta su di un frammento diverso, dato che il mare che la imbriglia riesce ad unire e abbracciare molte rive, confondendo e illudendo ogni distanza.
In alcune occasioni la rotta sconfinerà tra le onde, raccontando spaccati di vite culturalmente ed emozionalmente distanti, esperienze lucide e fughe verso paesi lontani. In altre la piccola chiatta andrà alla deriva verso realtà più vicine, connettendo passioni come cinema e letteratura ma anche sensazioni, umori e istinti che, si spera, saranno degni di nota.
Nell’oceano irrequieto che questa zattera aggredirà ci sarà posto per diverse forme di racconto e panoramiche di vita vissuta, in quanto a me i confini d’ogni sorta sono sempre stati stretti. Chiamatemi pigro o ingenuo ma le definizioni schematiche, precise e troppo rivelatorie non fanno per me.
Molto meglio cercare di affondare, scoprire, raccontare a cappella senza filtri o categorie artificiali, ed è proprio quello che questa rubrica cercherà di realizzare: una pagina bianca libera, dalla quale far scaturire gli echi delle storie che vi si imprimono sopra, senza giudizi o teoremi di sorta, ma solo la schietta e nuda verità di quanto si è vissuto, sentito, pensato, digerito e di conseguenza scelto di raccontare fuori, arricchendo e mescolando bene la mistura grezza con dettagli e punti di vista obliqui.
Perché il mare in cui queste (come tutte) storie umane si diffondono è lo stesso in cui si perse Herman Melville: un inafferrabile fantasma della vita, topos dei desideri e della nostalgia e custode fedele di tutto ciò che non si può spiegare, ma nemmeno si può tacere.
Siete saldamente ancorati?
S’inizia a scivolare veloci, soffiati alla deriva sulle conchiglie intessute di questi approdi primordiali.
Su queste pagine, ogni due mercoledì.